bce-tassi-di-interesseLa politica monetaria abbandona la fase caratterizzata da un livello «molto accomodante dei tassi di interesse»: con una scelta aggressiva la BCE (Banca Centrale Europea) li rialza.


La decisione di alzare i tassi è stata proposta del capo economista Philip Lane ed è stata presa all’unanimità, sia pure dopo un ampio dibattito alimentato da diversità di vedute sulle dimensioni del rialzo.

Ecco tutte le novità e le possibili conseguenze.

La BCE rialza i tassi di interesse

Come riportato in una nota della stessa Banca Centrale Europea il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 75 punti base i tre tassi di interesse di riferimento.

Il tasso di riferimento sale quindi dallo 0,50% all’1,25% e il tasso dei depositi delle banche presso la Bce dallo 0,75% all’1,50%.

Questa misura anticipa la transizione dal livello attualmente molto accomodante dei tassi di interesse di riferimento a livelli che vogliono assicurare un ritorno dell’inflazione all’obiettivo della BCE, vale a dire del 2% (contro il 9% attuale).

In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo si attende di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa.

Alzare i tassi, dunque, è lo strumento che la Bce continuerà a perseguire per proteggere la moneta unica e contrastare l’inflazione.

Quali conseguenze per le imprese e le famiglie?

L’obiettivo della BCE di abbassare l’inflazione ha, nelle intenzioni dell’istituto finanziario, l’obiettivo di contrastare ingiustificate e disordinate dinamiche di mercato e assolvere con più efficacia il mandato di preservare la stabilità dei prezzi.

Tuttavia la decisione di rialzare i tassi di interesse potrebbe impattare in modo negativo su imprese e famiglie.

I consumatori sono preoccupati per l’andamento dei tassi di interessi che comprime il reddito disponibile delle famiglie.

Come riportato da Italia Oggi, secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unc (Unione Nazionale dei Consumatori) si tratta di una stangata che segue a ruota l’andamento del tasso sui mutui, calcolato al 2,45% a luglio.

In un anno il Taeg (che rappresenta il costo totale del credito a carico del consumatore) è passato dall’1,7486 di luglio 2021 al 2,45 di luglio 2022, con un rialzo di 70 punti base.

Considerando l’importo e la durata media di un mutuo, si tratta di un aumento della rata, per chi ha un tasso variabile, pari a 46 euro al mese, 552 euro all’anno.

Il contemporaneo rialzo sui tassi di interesse della BCE, pertanto, determinerà, a regime, un rincaro della rata pari a 52 euro al mese, 624 euro annui. Insomma, alla fine si tratta di una “mazzata” complessiva pari a 1.176 euro.

L’inflazione

Secondo la stima rapida dell’Eurostat l’inflazione ha raggiunto il 9,1% ad agosto. I rincari dei beni energetici e alimentari, le pressioni della domanda in alcuni settori dovute alla riapertura delle attività economiche e le strozzature dell’offerta costituiscono ancora i fattori responsabili dell’incremento dell’inflazione.

L’inflazione sta intanto già manifestando i suoi effetti sulla crescita attraverso la riduzione del potere d’acquisto: il pil potrà salire quest’anno del 3,1%, il prossimo dello 0,9% e nel 2024 dell’1,9 per cento. La Bce si aspetta ora che la disoccupazione possa aumentare dagli attuali minimi storici.

I rischi, in questo caso, sono orientati al ribasso. Uno scenario alternativo, caratterizzato dalla totale interruzione delle forniture di gas russo le previsioni sono invece del 2,9% per quest’anno, nel -0,9% per il prossimo e dell’1,9% per il 2024.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it