Apprendo solo oggi, dell’esistenza di un think tank, l’associazione TREELLLE, a cui  partecipano attivamente Confindustria, i direttori delle principali testate giornalistiche,  banchieri e prelati, perfino la CGIL, un’associazione che suggerisce le linee guida al Ministero  dell’Istruzione, che sembra recepisca da molti anni tali suggerimenti a prescindere dal colore politico del momento.

In continuità di tale percorso, anche il ministro Patrizio Bianchi, con la linea tracciata negli  ultimi venti anni, attinge ai suggerimenti del think tank, presieduto dal Dott. Attilio Olivache da qualche anno spinge l’obbligo scolastico dai tre anni e non dai sei, secondo lui per preparare da subito i bambini a riconoscere la verità dalle fake news, “perché dai tre ai sei  anni si formano pregiudizi, linguaggi, mentalità difficilmente recuperabili”, nonché la  frequenza di otto ore al giorno per tutto il primo ciclo di studi.

Praticamente, i bambini  devono essere educati in toto dall’istituzione scolastica e non dai genitori, perché i genitori  gli potrebbero mettere in testa delle strane idee, che differiscono dallo standard.

Ciliegina sulla torta è l’utilizzo, secondo questi brillanti pensatori, che si dovrebbe fare dell’”Orientamento scolastico”, ossia, al termine della scuola secondaria di primo grado, gli studi successivi dovrebbero essere decisi, non dagli studenti, ma dalla scuola, in  collaborazione con psicologi e consulenti del lavoro, sentita la famiglia, con una indicazione vincolante per il proseguo degli studi.

Quindi secondo le teorie di questo think tank, bisogna annientare il volere dello studente, perché la sua vita sarà vincolata alla produzione, secondo gli interessi e le necessità espresse  dalle imprese.

Ci sono momenti nella vita in cui non ci si può sottrarre, anzi diventa un obbligo intervenire  in ogni modo, perché il mondo è diventato ormai un posto pericoloso, non tato per quelli che compiono errori o compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare  nulla. E’ il momento che si intervenga con forza prima che sia troppo tardi.

La prima cosa che devono imparare i bambini è la libertà, qual concetto semplicissimo che i  bambini proprio a quell’età devono interiorizzare. Proprio quella libertà che consiste nell’indipendenza del pensiero, che non soccombe alla pressione data dalle limitazioni dei  pregiudizi sociali, e soprattutto, bisogna insegnare ai bambini che è sempre meglio essere  pazzi per conto proprio, che savi secondo la volontà di qualcun altro, e che bisogna amare  la vita, il che significa non adeguarsi o subire. Avere una strada spianata, ma unica, non è  sicuramente quella strada giusta.

Noi dobbiamo pretendere che i nostri figli conoscano il valore delle cose e non solo il loro  prezzo. Soprattutto devono capire che le cose migliori della vita sono gratis e in seconda  battuta vengono le cose costose.

Non è il lavoro, la produttività, il diventare un uomo di successo che conta prima di ogni  cosa, come l’associazione TREELLLE vorrebbe far intendere e imporre come schema, ma diventare uomini di valore, coltivando le virtù e non solo il benessere materiale, coltivando i  valori di giustizia e non imparando a sgomitare per raggiungere il vertice del nulla.

I ragazzi devono riuscire a distinguere il buon senso dai pregiudizi, che i poveretti del think tank vorrebbero inculcare nelle menti delle nuove generazioni. Poveretti perché non sono in  grado di distinguere i soldi dalla ricchezza, incastrati nei loro schemi e quindi incapaci di esprimere opinioni che divergono dai pregiudizi del loro ambiente sociale, e che vorrebbero  trasformare le scuole in ovili, magari anche di quinta generazione, dove il nuovo sistema sociale così creato, con l’aiuto delle macchine, potrebbe risolvere ogni problema, ma senza  mai saperne porre uno nuovo.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare