Un’impiegata è caduta durante la pausa caffè, ma per la Cassazione non si tratta di infortunio sul lavoro. Vediamo cos’è successo.
Per infortunio sul lavoro, s’intende un evento traumatico, avvenuto sul luogo di lavoro o nel tragitto di andata e ritorno per il posto di lavoro.
In riferimento, c’è l’assicurazione sociale obbligatoria, che tutela il lavoratore, sia in caso di infortunio che di malattia professionale.
Recentemente una sentenza, che ha coinvolto un’impiegata che si è infortunata durante la pausa caffè, ha fatto molto discutere. Vediamo cos’è successo.
Infortunio sul lavoro durante la pausa caffè: ecco la vicenda
La vicenda risale al 2010 e vede protagonista un’impiegata della Procura di Firenze. La donna si era allontanata dal posto di lavoro, su autorizzazione del suo capo, per andare a prendere un caffè fuori l’ufficio. Il tutto perché il suo posto di lavoro non aveva un punto ristoro. Durante la pausa caffè, l’impiegata si è procurata un trauma al polso.
Inizialmente, la donna aveva vinto in primo e secondo grado, davanti a Tribunale e Corte di Appello di Firenze, ottenendo l’indennità di malattia assoluta temporanea dall’Inail, oltre ad un indennizzo, per l’incidente avvenuto.
Ad 11 anni di distanza dalla decisione, però, dopo aver atteso dal 2015 l’udienza di fronte alla Suprema Corte, chiamata a valutare la decisione in secondo grado, emessa nel 2014, l’impiegata ha perso il diritto ad essere risarcita. Inoltre, è stata condannata a pagare una somma di 5300 euro di spese legali e di giustizia.
Infortunio sul lavoro durante la pausa caffè: la decisione della Cassazione
La sezione Lavoro della Cassazione ha sancito, quindi, che una caduta, durante la pausa caffè, all’esterno dell’edificio, non rientra nella categoria di infortunio sul lavoro.
La Suprema Corte ha accolto il ricordo dell’Inail e ha respinto le richieste dell’impiegata. Contrariamente a quanto deciso dal Tribunale e la Corte di Appello di Firenze che avevano dato ragione alla donna, essendo stata stata autorizzata dal datore di lavoro.
La Corte ha sancito che:
“è da escludere l’indennizzabilità dell’infortunio subito dalla lavoratrice durante la pausa al di fuori dall’ufficio giudiziario ove prestava la propria attività e lungo il percorso seguito per andare al bar a prendere un caffè, poiché la lavoratrice, allontanandosi dall’ufficio per raggiungere un vicino pubblico esercizio, si è volontariamente esposta a un rischio non necessariamente connesso all’attività lavorativa per il soddisfacimento di un bisogno certamente procrastinabile e non impellente, interrompendo così la necessaria connessione causale tra attività lavorativa e incidente”.
Continuando con:
“del tutto irrilevante è la circostanza della tolleranza espressa dal soggetto datore di lavoro in ordine a tali consuetudini dei dipendenti, non potendo una mera prassi o, comunque, una qualsiasi forma di accordo tra le parti del rapporto di lavoro, allargare l’area oggettiva di operatività della nozione di ‘occasione di lavoro’”.
La Cassazione ha, quindi, stabilito che la pausa caffè non può essere considerata “occasione lavorativa”, non essendo un’attività lavorativa, per modalità di tempo e luogo. Ma anche perché il caffè non può essere considerato “necessario”, come altre attività, come quella di andare al bagno, bensì è da considerare come una libera scelta.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it