Fusioni di Comuni: secondo quanto emerge da un recente studio dell’Osservatorio del Viminale il fenomeno è in crescita al Nord, mentre al Sud aumentano le scissioni.
L’Osservatorio del Viminale sulla finanza e la contabilità degli enti Locali ha approvato lo studio: “Le fusioni dei comuni. Lo stato di attuazione. Profili ordinamentali e finanziari“.
Il nuovo Studio si è reso necessario poiché occorre focalizzare ancora l’attenzione su tale fenomeno, in espansione nel corso degli ultimi anni.
- Relativamente agli enti facenti parte delle regioni a statuto ordinario, si è passati dalle 33 fusioni del 2015 alle 107 del 2020 (+224%)
- e, con riferimento agli enti delle regioni a statuto speciale, nello stesso periodo, dalle 8 alle 34 fusioni (+325%)
Si tratta dunque di 141 fusioni complessive.
Fusioni di Comuni: crescono al Nord, al Sud aumentano invece le scissioni
E da questo Studio sembra emergere un dato interessante: perché lo strumento delle Fusioni è maggiormente utilizzato al Nord e non al Sud, dove aumentano le scissioni.
La valutazione dell’Osservatorio mostra come il fenomeno delle fusioni di comuni appaia in costante crescita, con prevalente marcata localizzazione nell’Italia settentrionale, mostrando una correlazione con le risorse messe a disposizione per tali finalità.
Dall’analisi per regione e zona geografica infatti si evidenzia:
- una marcata concentrazione del fenomeno (circa l’82%) in corrispondenza dell’Italia settentrionale (115/141 fusioni)
- in contrapposizione con la scarsa rilevanza dello stesso nell’Italia meridionale (4/141 fusioni).
Basti pensare, ad esempio, che in Sicilia l’ultimo Comune nato in ordine di tempo, Misiliscemi, è nato a seguito di uno scorporo.
In sintesi emerge, per gli enti sorti da fusione, una maggiore capacità di spesa da destinare ai servizi per la cittadinanza, anche in conseguenza dei contributi erariali e regionali finalizzati, tenendo conto del blocco della leva fiscale nel periodo considerato.
La conclusione del Ministero dell’Interno è la seguente:
Il percorso avviato sembra quindi poter costituire una delle possibili soluzioni alle diseconomie di scala e dalla rigidità di bilancio che caratterizzano gli enti di minore dimensione demografica, consentendo di liberare risorse a vantaggio delle collettività locali attraverso le quali realizzare, unitamente alle maggiori risorse messe a disposizione dal sistema in virtù dei contributi finalizzati,un efficientamento dei servizi.
Il testo completo dello Studio
A questo link potete consultare il testo completo dello Studio dell’Osservatorio.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it