Il Credito d’imposta per investimenti in Beni Strumentali è un finanziamento molto utile per le imprese. Vediamo quali sono le ultime novità.
Il Credito d’imposta per beni strumentali è un finanziamento utile per poter implementare l’innovazione delle imprese, in particolare quella digitale e green.
Ma vediamo quali sono le novità a riguardo.
Credito d’imposta per beni strumentali: perché richiederlo
Le aziende sono sempre più dirette verso l’innovazione digitale e green: grazie al Piano Nazionale Transizione 4.0, sono state messe in campo diverse misure incentivanti, a cui le aziende possono accedere in modo automatico.
Tra queste misure troviamo il Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 2020-2022/2023, riservato a tutte le imprese residenti in Italia.
Il finanziamento in questione sostituisce la disciplina di super-ammortamento e iper-ammortamento, nella nuova forma di Credito d’imposta per investimenti, destinata all’acquisto di beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, sia 4.0 che ordinari. Alle imprese sarà riconosciuto, in via automatica, un beneficio fino al 50% del costo sostenuto.
La fruizione avviene in tre quote annuali di pari importo, ridotte ad un’unica soluzione se parliamo di investimenti ordinari, materiali o immateriali, acquistati nel periodo che intercorre dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2021 da imprese con un volume di ricavi o compensi inferiori ai 5 milioni di euro.
Secondo il Decreto Sostegni bis, la fruizione del finanziamento in un’unica soluzione è valida per tutte le imprese che investono in beni strumentali non 4.0, fino al 31 dicembre 2021, a prescindere dal loro volume di ricavi.
Credito d’imposta per beni strumentali: ecco le novità dell’Agenzia delle Entrate
Lo scorso 8 giugno, inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha riportato il parere del Ministero dello Sviluppo Economico, in relazione all’acquisto di diversi carrelli elevatori, da parte di un’azienda, per il noleggio ai propri clienti. L’obiettivo dell’impresa era quello di acquisire e installare sui macchinari utilizzati dai clienti un particolare apparecchio con relativo software, per consentire l’interconnessione dei carrelli, coi propri sistemi gestionali aziendali.
Su questo punto, il Ministero dello Sviluppo Economico ha precisato che le caratteristiche tecnologiche 4.0 devono essere configurate su beni “nuovi” e le innovazioni tecnologiche devono essere presenti prima del loro utilizzo.
In questo modo, i beni non dotati delle caratteristiche tecniche richieste nel paradigma 4.0, ma che risultano modificati e integrati in seguito, non possono essere ammessi nella categoria dei beni 4.0.
La situazione, quindi, non è molto chiara: il finanziamento dovrebbe, infatti, incentivare l’adozione delle tecnologie digitali di ultimo tipo, per migliorare la produttività, ridurre i costi e incrementare la produttività dell’impresa. Perciò, anche se si tratta di un’operazione di ammodernamento, non dovrebbe essere pregiudicato il riconoscimento dell’incentivo sul bene acquistato.
Riassumendo: in caso acquistassimo un bene non intelligente e procedessimo con una modifica che lo rende 4.0, il bene in questione rientrerebbe nella categoria dei “beni complessi” e quindi dovrebbe essere incluso nel finanziamento.
Purtroppo, non avendo indicazioni chiare, la situazione rimane nebulosa, data l’assenza di dettagli in casi specifici come questo.
Credito d’imposta per beni strumentali: può essere ceduto?
Poiché il Credito d’imposta per beni strumentali ha sostituito il super e iper-ammortamento, è stata avanzata l’ipotesi di rendere il bonus cedibile, ma la proposta sembra non essere possibile.
Secondo le indicazioni di Eurostat dell’8 giugno u.s., rendere il bonus cedibile potrebbe avere un impatto sui conti pubblici e richiederebbe una copertura finanziaria. Questo perché il finanziamento presenta una caratteristica “payable”, che tiene conto della possibilità di fruizione illimitata nel tempo, da parte del beneficiario e la possibilità di compensare altri obblighi fiscali.
Tenendo conto, soprattutto, che la cessione del bonus porterebbe ad un onere di circa 24 miliardi euro e un impatto sul deficit pari a 1,3 punti di PIL, sembrerebbe impossibile prendere in considerazione la cedibilità del Credito d’imposta.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it