Alterati i dati sulla pandemia diretti all’Istituto Superiore di Sanità per evitare che la Sicilia finisse in zona Rossa.
Sono gravi le accuse per gli indagati: sarebbero stati falsificati i dati relativi all’emergenza Covid inviati all’ISS nella Regione Sicilia.
A svelare il vaso di Pandora i carabinieri del Nas di Palermo e del Comando Provinciale di Trapani.
Le forze dell’Ordine stanno eseguendo un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di alcuni appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana.
Covid: falsificati i dati inviati all’ISS per la Regione Sicilia
L’inchiesta si basa su intercettazioni andate avanti fra novembre e marzo di quest’anno. In pratica l’indagine nasce dopo che in un laboratorio di Alcamo (Tp) risultavano forniti dati falsati su decine di tamponi.
I pm hanno avviato accertamenti finiti fino all’Assessorato regionale, con diverse intercettazioni che pertanto confermerebbero l’alterazione dei dati inviati all’Iss.
In sintesi le conclusioni alle quali è arrivata la magistratura trapanese, grazie ad una indagine dei Carabinieri, sono nette: i dati della Sicilia sulla diffusione del Covid sono falsi. E sono stati falsificati.
Il periodo è quello compreso tra il novembre 2020 fino ad oggi, ma ci sono forti sospetti che andando a ritroso e cioè sin dall’esplosione della pandemia, i numeri sull’incidenza pandemica giunti a Roma non siano stati veritieri.
Imputati ai domiciliari: indagati anche “eccellenti”
Le accuse a carico degli imputati sono gravissime: falso materiale ed ideologico. Come aggravante emerge proprio il fatto che gli accusati hanno portato avanti la falsificazione durante una pandemia.
Ai domiciliari risultano finiti la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato Emilio Madonia.
Nell’inchiesta è indagato anche l’assessore regionale alla Sanità della Sicilia Ruggero Razza. L’assessore ha ricevuto la notifica per un invito a comparire con avviso di garanzia.
Secondo le intercettazioni la parola d’ordine risultava “spalmare i morti” registrati a novembre nei giorni a seguire, o ancora di “stringere un poco” i numeri sui ricoveri nella giornata del 27 dicembre, “vediamo … semmai, stringiamo na picca … vediamo … va …”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it