satira-e-par-condicioAi tempi della Prima Repubblica, nelle tv esisteva tanta satira, che aveva il privilegio di rivolgersi a un pubblico popolare, come un esame di coscienza dell’intera società, che diventava opinione politica, dovendo esprimere la critica dell’esistente, come spina al fianco del potere, oltre a far ridere, che non era il criterio per giudicarne la bontà, faceva anche riflettere.

Espressione nata in conseguenza del rifiuto di certe regole e di certi atteggiamenti del potere, pertanto nobile nel suo intento iniziale, anche se magari a volte rozza ed immeditata, da espressione senza padroni, si è scoperta anch’essa oggi corrotta e adesso può star bene sotto ogni padrone.

La satira ha perso la sua forza

Da una parte la satira da qualche tempo ha perso la sua forza, in quanto molte cose sono diventate già di per sé ridicole, quindi basta mostrarle per come sono. Alcune vicende sono così grottesche e paradossali, per cui la satira è proprio inutile.

Il potere già fa tutto in autonomia, tanto che adesso ha pensato di impossessarsi anche della satira, in quanto essendo nel tempo diventata un aspetto mediatico importante, che esprime un giudizio sui fatti e che addossa responsabilità, avendo il potere di liberare l’individuo da pregiudizi inculcati dai marketing politici, culturali, economici e religiosi, la censura se l’è accaparrata come tutti gli altri aspetti mediatici.

Per cui adesso la satira lasciata libera, se notate, si dedica più ai difetti del cittadino comune e non più ai difetti o ai delitti del potere. Quando invece la satira diventa feroce, vuol dire che è guidata dalla propaganda.

Si riconosce in quanto ha la caratteristica del vituperio, adatta ad un pubblico ignorante e senza memoria, ma sempre più in crescita, entrato in contraddizione con la verità. Per fare satira servono alcune cose che non si trovano più nella nostra civiltà: ideali ben definiti, vivo risentimento morale, disprezzo della comune opinione, affrancamento dagli interessi e coraggio civile, tanto da riuscire a combattere anche contro il potere della satira propagandistica.

La par condicio

Eppure, una volta era nata la “par condicio”, una legge che non si sa che fine abbia fatto, nata per limitare l’esposizione mediatica di una forza politica o di un’altra. Par condicio che non si è adattata al fatto che oggi non esiste più come una volta la “tribuna politica” o comunque momenti in cui l’espressione politica era circoscritta. Adesso il potere è così invasivo, che non esiste un momento in cui fare il controllo degli interventi dei politici, che l’osservatorio sarebbe tenuto a misurare, durante i telegiornali o i talkshow per verificare il rispetto dei tempi che dovrebbe assegnare la legge.

Perché il potere si serve di messaggi continui, anche subliminali, per affermare la sua posizione. Non solo, ma addirittura adesso esiste una censura anche palese, che non garantisce affatto il rispetto del principio di una legge (Legge n. 28/2000).

Anche se nata per disciplinare la comunicazione durante la campagna elettorale, di fatto si basa su un principio che non può essere calpestato nel restante periodo, dove i cittadini sono bombardati dalla presenza di questi politici così ingombranti da cominciare a fare un effetto di malessere fisico, costretti alla loro vista giornaliera e ai loro messaggi continui, così estenuanti da sentirsi quasi sotto tortura.

Il fatto di aver proibito qualsiasi forma di aggregazione, di spettacolo teatrale, di un possibile momento di incontro alternativo, dove non ci sia la loro presenza o un loro messaggio indiretto che ci falcidia, sicuramente peggio del coronavirus, è necessario che qualcuno si preoccupi di non farci avere il rigetto per tutti i media, che sono diventati ormai il nostro cilicio, ma con il meccanismo della cintura di castità.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare