great-reset-capriolaGreat Reset e i maleducati che non sanno fare neanche la capriola.


Se è vero che l’educazione fisica nelle scuole è un aspetto fondamentale ed essenziale in età evolutiva, per una sana e robusta costituzione e per un corretto sviluppo psico-fisico, bisognerebbe capire del perché adesso questa cosa non ha più importanza.

Si è sempre detto che lo sport previene importanti patologie, sviluppa forza, agilità, resistenza, educa alla lealtà, all’amicizia, al rispetto delle regole, all’accettazione delle sconfitte, favorisce e sviluppa lo spirito di gruppo.

L’importanza dell’attività fisica

Si è sempre sollecitata l’attività fisica, anche perché, limita il rischio di obesità e porta a uno stile alimentare più sano ed equilibrato. A livello emotivo e cerebrale fare sport rappresenta la prima palestra della vita.

Il docente preparato, conosce e sa individuare i cambiamenti morfologici caratteristici dell’età, sa predisporre un piano di lavoro appropriato e finalizzato al miglioramento delle prestazioni, corregge eventuali errori di postura o errori legati alle strategie di gioco, è consapevole del diverso grado di abilità degli alunni e tiene conto dei loro limiti fisici.

Il mancato interesse per l’attività motoria spesso è legato alla sfera emotivo-sociale, che può essere legata alla mancanza di stima, le cattive abitudini alimentari, la presenza costante di strumenti digitali che inducono a praticare una vita sedentaria.

Praticare lo sport offre l’opportunità di ottenere successi personali, di saper interagire socialmente, di divertirsi.

Questo ha effetti diretti sul comportamento e il rendimento scolastico, ma soprattutto il senso di autodisciplina acquisito nello sport si riflette anche nell’attenzione in classe e nello svolgimento dei compiti a casa.

Un interesse scemato negli ultimi anni

L’interesse per tutto questo oggi è scemato negli ultimi anni e il paradosso è, che mentre genitori e nonni affollano le palestre e i centri fitness per il loro benessere fisico, sapendo bene quando conti l’allenamento quotidiano, l’attività fisica nelle scuole italiane è stata cancellata.

Il gioco nei cortili è scomparso (qualche preside si rifiuta di autorizzarlo per “problemi di sicurezza”), e se continuiamo così, cioè molto presto, con l’aggiunta dei lock-down, avremo bambini e adolescenti con un grado zero di capacità motorie, anche in considerazione che l’80 per cento degli studenti fa, o meglio, dovrebbe fare, attività fisica solo a scuola.

E con questi numeri significa che lo sport per le nuove generazioni è stato semplicemente eliminato, mentre strombazziamo lo sbarco didattico di tablet e smartphone.

E ci ritroviamo con due ragazzi su tre che non sanno fare neanche una capriola e sei 15enni su dieci senza forza nelle braccia e con scarsissima resistenza fisica.

A tutto questo, bisogna aggiungere l’ansia da prestazione del genitore.

Eccesso di “amore”?

Un eccesso di “amore” può portare a un’educazione sbagliata, troppo protettiva, poco producente, possessiva. Bisognerebbe riflettere su quanto siamo troppo protettivi, troppo presenti, e troppo ingombranti con i nostri figli.

E rischiamo di incentivarli poco e male all’autonomia (un valore fondamentale nella vita) e di spingerli a forme di narcisismo tipiche di questi tempi, che li fa diventare anche campioni di maleducazione.

Narcisismo trasmesso dai genitori, magari inconsapevolmente, scambiato magari per amore, quando ad esempio il genitore rinuncia alla sua autorevolezza e si trasforma in amicone dei figli, nell’era del narcisismo dilagante, dei selfie a ripetizione per auto-celebrarsi come padre e come madre, del genitore che pronto a cedere, per cui diventa sempre più difficile pronunciare con un figlio la parola: no.

L’educazione

E si comincia a confondere la spontaneità con la villania, l’esuberanza con la grossolanità, far passare per fantasioso quel che è banalmente sgarbato, tanto che i maleducati sono sempre i figli degli altri. Innegabile che volgarità e rozzezza siano dilaganti.

E non certo per colpa dei bambini senza educazione ma per merito esclusivo dei genitori, che quell’educazione non possono insegnarla perché non l’hanno imparata mai.

Educazione e buone maniere, poche regole che venivano impartite dai genitori attraverso l’esempio e la pratica quotidiana, sono sconosciute ai più, la lingua universale della gentilezza è da annoverare tra quelle in via di estinzione.

Serve educare i propri figli a un’etica del concreto, calata nelle manifestazioni quotidiane, nei piccoli gesti e nella sollecitudine, una via per affinare sé stessi e avere un’autentica sensibilità e attenzione ai bisogni di chi ci circonda.

Non basta la cortesia: per stare al mondo bisogna ricorrere alla gentilezza, un atteggiamento mentale. Si tratta di instillare nel bambino alcuni principi basilari di comportamento come autentica espressione di attenzione nei confronti dell’altro.

L’importanza dell’esempio

Per questo c’è bisogno di esempi. Se un papà ha l’abitudine di insultare gli altri automobilisti quando è al volante o non abbia rispetto delle persone, è molto probabile che il suo bambino prenda l’abitudine di insultare gli altri bambini e non abbia rispetto per i compagni.

Se una mamma è un’urlatrice e pettegola, è facile che la sua bambina diventi un’urlatrice e pettegola.

Così per tutto il resto.

Al netto della follia del male assoluto che sicuramente appartiene a questi nostri tempi, esiste sicuramente un tema di trasmissione di valori, di sapere, di amore, tra genitori e figli, che purtroppo continuiamo a trascurare. Salvo poi sentirci ipocritamente in colpa come genitori e vittime come figli.

Si è spezzato qualcosa che prima esisteva, quel meccanismo educativo della scuola e dei genitori, che aveva semplicemente come obiettivo l’educazione delle nuove generazioni.

Obiettivo ormai completamente annegato nell’autoreferenzialità della nostra generazione di genitori, lavoratori, docenti, manager e politici. Una società non più all’altezza.

Great Reset: il peso della società attuale sulle nuove generazioni

Su questa struttura sociale, qualsiasi potere economico può affondare i suoi artigli, come coltello sul burro. Perché non può trovare nessuna resistenza, avendo come target di riferimento pance piene con cervelli vuoti. Dove le parole possono aver perso il loro significato o mantenuto solo il loro significato e perso il peso.

Questa società vigliacca ed egocentrica ha saputo trasmettere alle nuove generazioni, solo le sue paure e le sue ipocrisie, che non permettono la coerenza e il mantenimento della parola data, proprio per la carenza di una struttura mentale che permetta di essere responsabile degli impegni presi e consapevoli che il proprio futuro dipenda da loro.

E quindi assistiamo a manifestazioni di giovani che non vogliono tornare a scuola a fare lezioni in presenza, perché non hanno garantita la sicurezza rispetto al Dio Coronavirus.

Quella stessa sicurezza a cui si appella il preside per non permettere il gioco in cortile. E mentre manifestano, intonano il coro: “Siamo noi, siamo noi, il futuro dell’Italia siamo noi”.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare