dirigenza-ed-arroganzaPurtroppo, come conseguenza di una politica di basso livello, oggi più che mai ci troviamo a vedere sempre di più le persone sbagliate nei posti sbagliati.


In particolare, vediamo un pullulare di membri della dirigenza della PA che hanno il comune denominatore dell’arroganza.

Persone a cui i sottoposti tributano la quantità di onore che questi esigono, per paura e per comodità, ma pronti a vendicarsi a loro volta nel modo più aspro, sottraendone il valore più di quanto prima glie ne attribuivano, non appena il dirigente arrogante barcolla, per ripagarsi della loro umiliazione.

Questi dirigenti che sono alla mercé della politica, ma che nell’ambito che gli è permesso, cominciano a ritenersi superiori a tutto e a tutti, senza tenere nessun conto di proposte e richieste degli altri anche se giuste, se non avallate dai loro protettori.

Ed è impossibile avere la meglio sugli ignoranti in una discussione, perché di solito l’ignoranza si accompagna all’arroganza e alla stupidità, come dice anche un proverbio, per cui le discussioni vanno a finire in un campo dove gli stupidi fanno da padroni e sono per questo sempre vincenti.

La gestione della PA

Naturalmente non è sempre così, ma la statistica ci consegna in modo inesorabile una realtà che condiziona di fatto la gestione della PA in tutti i campi. Dalla gestione degli Enti locali, agli Enti e alle varie Agenzie pubbliche, a finire alle forze dell’ordine e alla magistratura. Un esercito che vive per dividere ed escludere, che nel successo si mostrano arroganti e nel fallimento diventano cattivi.

Sono persone che credono di essere grandi uomini perché non hanno la minima idea e considerazione dell’esistenza di un Rembrandt, di un Beethoven, di un Napoleone o di uno Steve Jobs e quindi si basano su quello che sanno, pensando di sapere tutto, e purtroppo …è tutto quello che sanno.

A volte sono anche considerati bene,come persone che hanno carattere, ma c’è un’enorme differenza tra avere carattere ed essere arrogante, ossia l’educazione, che di solito non hanno o dimenticano, perché l’arroganza prende il sopravvento.

Dirigenza ed arroganza

In più di un’occasione, dove per forza di cose ci si riunisce per fare queste grandi discussioni con i dirigenti, che già la sola preparazione sembra che in quella riunione si possa decidere il futuro del mondo, scorgi subito gli occhi degli arroganti, quelli che già impostano e tracciano la strada giusta, che naturalmente considerano sia l’unica.

E quella strada deve essere percorsa subito, siamo sempre in ritardo, ma la colpa non è mai la loro. E’ anche vero che queste riunioni servono a scoprire anche gli occhi di persone sensibili, dove ti accorgi subito dalla luce del loro sguardo che sono diversi, dove scorgi rispetto e gentilezza, e ti chiedi cosa ci fanno quelle persone là in mezzo, che mentre gli arroganti fanno mostra di sé e dicono di spaccare il mondo, loro cercano di riattaccarne i pezzi. Che già evitano di sedersi vicino ai dirigenti, anche se arrivano prima, come se sapessero che i posti dell’arroganza fossero già tutti occupati.

A volte invece per diverse vicende, sei invitato a discutere del niente, dove saresti tentato a insegnargli qualcosa, ma ti accorgi che c’è poco da fare per una persona che pensa che un Function Point, sia un punto di informazione o una specie di Bancomat, mentre deve decidere la tua vita proprio in funzione di quello che è la sua interpretazione della cosa, alla stregua di chi pensa che Auschwitz sia una marca di birra.

La nevrosi e il finto decisionismo

E queste persone sono sempre molto agitate,proprio per una nevrosi che si potrebbe interpretare come un tentativo culturalmente sbagliato di liberarsi da un senso di inferiorità e mostrarsi con una certa immagine del decisionista. Tutto questo si complica se alla riunione interviene per caso il suo sponsor, uno di quello che ha già pensato dove mettere la sua statua, prima ancora di scegliersi il loculo al cimitero. Di solito queste sono le persone che sfruttano la fisica e approfittano del fatto che la luce viaggia più veloce del suono.

Quindi mostrano sempre la loro immagine in certo modo, fino a quando poi aprono la bocca e li senti parlare. In questi casi scatta l’orgoglio, quello buono, che rappresenta la nostra dignità e il rispetto di sé e bisogna decidere che posizione prendere. Su questo ci viene in aiuto Tito Livio che già più di duemila anni fa ebbe a dire riguardo all’arroganza: i violenti la soffrono, ma i saggi la deridono”.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare