consulta-referendum-legge-elettoraleIl quesito referendario era stato proposto da otto Consigli regionali tutti guidati dal Centrodestra. Ma la Corte Costituzionale si è pronunciata contro.


Arriva la bocciatura della Consulta sul Referendum per la Legge Elettorale. Non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro.

La decisione, presa dopo una camera di consiglio durata circa otto ore, è in linea con le precedenti sentenze della Corte che aveva respinto altri referendum in materia elettorale. Si sarebbe trattato di una maggioranza “solida e ampia”.

Bocciatura della Consulta sul Referendum per la Legge Elettorale

Oggetto della richiesta referendaria erano, in primo luogo, le due leggi elettorali del Senato e della Camera con l’obiettivo di eliminare la quota proporzionale, trasformando così il sistema elettorale interamente in un maggioritario a collegi uninominali.

Per garantire l’autoapplicatività della “normativa di risulta”  il quesito investiva anche la delega conferita al Governo con la legge n. 51/2019 per la ridefinizione dei collegi in attuazione della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari.

L’Ufficio stampa della Corte costituzionale ha fatto sapere che, a conclusione della discussione, la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario. 

Le reazioni non mancano

Gli esponenti del Governo accolgono con favore la decisione della Corte Costituzionale. Per il Segretario del PD, Nicola Zingaretti,”un altro bluff di Salvini è caduto. Ora avanti per cambiare davvero l’Italia”.

Lo ha scritto su Twitter, commentando la decisione della Consulta.

“Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”, commenta il capo politico M5s Luigi Di Maio sulla sentenza della Consulta.

A lamentarsi è Matteo Salvini, che dichiara: ” Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica”.