eta-giusta-asilo-qual-eÈ una decisione non facile, che dipende da varie situazioni. A parlarne sono i pediatri di Sip e gli esperti dell’istituto di Ortofonologia.


Età giusta per l’asilo: qual è?  Quando arriva il momento giusto per inserire il bambino all’asilo nido? “Non esiste un’età precisa, la risposta dovrebbe essere il più tardi possibile. Di fatto, dipende dalle situazioni.”.

A dirlo è Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), che tratta il tema della socializzazione con la campagna di formazione e informazione sul ruolo del ‘pediatra sentinella educativa’.

Età giusta per l’asilo: qual è?

L’iniziativa, promossa con l’Istituto di Ortofonologia (IdO), si basa sulla diffusione di due opuscoli per i pediatri che forniscono sia indicazioni sui principali campanelli di allarme nel monitoraggio neuroevolutivo dei bambini da 0 a 24 mesi, che dei consigli che i medici potranno rivolgere ai genitori di piccoli da 1 a 5 anni.

“Ci sono asili nido con un giusto rapporto insegnanti-bambini- entra nel dettaglio Villani- in strutture che rispondono a tutta una serie di requisiti tali da garantire uno sviluppo armonico della personalità del bambino e buone condizioni di salute. Poi ci sono altri asili nido con un rapporto di 1 a 10 in locali che non rispondono ai requisiti ottimali- continua il pediatra- allora non andrà bene per nessuna età”.

Gli asili nido rappresentano un grosso problema pure dal punto di vista della flessibilità degli orari: “Costringere una mamma e un bambino ad essere presenti alle 7 o alle 7.30 non va bene. Bisogna cercare di non far sentire in colpa le madri, perché gli asili nido non sono stati inventati per i bambini ma per rispondere alle esigenze sociali. In una famiglia in cui lavorano entrambi i genitori e il reddito non è elevatissimo, mandare il bambino al nido diventa un’esigenza imprescindibile. Dobbiamo accompagnare questa situazione nel migliore dei modi”.

Un compito delicato

Girando per i nidi di Roma, Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO, sottolinea la competenza e delicatezza della “gran parte degli assistenti dei nidi. Ricordo che in alcuni asili comunali che avevano partecipato al progetto ‘Mancano gli abbracci’, ogni asilo aveva un pediatra che teneva sotto controllo la situazione. Se si potesse incentivare la presenza del pediatra questo darebbe garanzia a tutti“.

Sull’età, afferma Castelbianco, “saremmo più propensi verso i 18 mesi per mandare il bambino al nido. Si va verso l’autonomia, c’è maggiore facilità di interloquire con gli altri, rispondere e partecipare- fa presente lo psicoterapeuta- è anche l’età in cui il bambino avrebbe raggiunto una maggiore forza interna”.

Da anni la Sip evidenzia “l’importanza di misure sociali e politiche per favorire queste situazioni. La famiglia non può essere abbandonata a dover scegliere- afferma Villani- che poi sono delle non scelte. Bisognerebbe creare le condizioni sociali di supporto alla natalità, alla genitorialità e ai bambini. Altrimenti possiamo dare consigli- conclude- ma facendo i conti con una società che non ha il minimo rispetto per i bambini“.