strage-di-piazza-fontanaUno degli attentati terroristici che ha lasciato più ferite nella Repubblica Italiana. Il vero e proprio momento di rottura tra il “Miracolo Economico” e i successivi anni di piombo. E ancora non ha nessun colpevole.


La Strage di Piazza Fontana resta marchiata a fuoco nella memoria collettiva come uno dei fatti che ha spezzato quella “falsa” serenità nata dal Miracolo degli anni 50′-60′.

Quel boom economico che forse aveva fatto dimenticare ai cittadini quanto fosse stratificata e diversificata la realtà sociale in Italia.

Questa ferita nell’animo italiano diede il via alla cosiddetta “Strategia della Tensione“. E ancora oggi non ha colpevoli certi e ben definiti.

Facciamo dunque oggi, a 50 anni di distanza da questo episodio, un viaggio a ritroso per capirne di più e per ricordare e onorare la memoria delle vittime.

I contraddittori anni del boom economico

In una Società che regalava anni di opulenza a molte persone nel Nord Italia (spesso anche grazie agli indesiderati provenienti dal Mezzogiorno) l’altra faccia della medaglia era l’arretratezza economica del Sud, che si vedeva in quegli anni svuotato di giovani alla ricerca di un futuro migliore.

Un fenomeno di emigrazioni di massa che nulla aveva da “invidiare” a quei fenomeni di spopolamento di inizio Novecento, con la fuga verso “Nuovi Mondi”.

Questo è senza dubbio lo sfondo che avrebbe operato da cortina a quel decennio, che già a metà del suo corso presentava una certa insofferenza per chi considerava lo “status quo” particolarmente indigesto.

Le mobilitazioni studentesche e sociali

La contraddittorietà degli anni del Miracolo, come abbiamo già detto, nascondeva insidie mal celate. E fu uno dei fattori che recitò una certa parte anche nelle contestazioni di fine decennio, che dall’anno di grazia 1968, anno d’oro per la contestazione, giovanile e non, mondiale tentò di rovesciare i rapporti sociali ed economici. Alla ricerca di un uguaglianza e di una equità che non si percepivano come eticamente ripartite.

Fu così che la miccia esplose: dagli Stati Uniti a Parigi, da Praga a Roma il mondo era in fermento. E così, d’altro canto, arrivo la reazione.

La strategia della tensione

Fu così per rispondere a questa temperie culturale e sociale che si sviluppò il disegno eversivo che tendeva alla destabilizzazione o al disfacimento degli equilibri precostituiti. Ma dall’altro lato della barricata. E fu per questo che, secondo le teorie che stanno dietro alla Strategia della Tensione che furono attuate delle campagne di disinformazione che spingevano a far percepire il “terrore rosso” come la maggiore minaccia per la democrazia.

E così si diede il via ad una serie preordinata di atti terroristici, da attribuire agli anarchici o ai comunisti.

Episodi volti a diffondere nella popolazione uno stato di tensione e di paura, tali da giustificare o auspicare svolte politiche di stampo autoritario.

Gli autori di questi episodi eseguirono così attentati dinamitardi e attribuirne la paternità ad altri, nel caso specifico agli avversari politici storici.

La strage di Piazza Fontana

E così, dopo questo purtroppo breve e sintetico excursus storico, arriviamo alla Strage di Piazza Fontana.

Si trattò, come purtroppo tutti sappiamo, di un grave attentato terroristico compiuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura e che causò 17 morti e 88 feriti.

Ma chi organizzò la Strage?

Le lunghe e innumerevoli indagini hanno rivelato che la strage fu compiuta da terroristi dell’estrema destra, collegati con apparati statali e sovranazionali, i quali però non sono mai stati perseguiti.

Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha stabilito che la strage fu opera di «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda Giovanni Ventura» non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo dalla Corte d’assise d’appello di Bari. Gli esecutori materiali sono ignoti.

Le indagini si sono susseguite nel corso degli anni, con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e neofascisti. Ciò nonostante alla fine tutti gli accusati hanno sempre ricevuto l’assoluzione in sede giudiziaria. Peraltro alcuni sono stati condannati per altre stragi, e altri hanno usufruito della prescrizione, evitando la pena.

Una ferita ancora aperta

Definita la “madre di tutte le stragi” si ritiene aprifila per altri tre eventi particolarmene sanguinosi:

  • la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (8 morti),
  • la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (12 morti)
  • e la strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti), l’attentato terroristico più sanguinoso dal dopoguerra ad oggi.

Piazza Fontana è una ferita ancora aperta e ancora oggi rimane il crocevia di tutte le contraddizioni della storia recente in Italia.

Fino a quando non si troveranno le risposte a questo eccidio la nostra, purtroppo, rimarrà una democrazia “mutilata”. Una storia incompiuta.

I familiari delle vittime, in tutto questo, cercano ancora le risposte che, in linea teorica, sono sacrosante. E non si danno ancora pace.