Più di sessanta persone sono state denunciate per aver usato WhatsApp per segnalare la presenza di posti di blocco e autovelox: accade a Canicattì, in provincia di Agrigento.
Segnalavano su Gruppo Whatsapp Autovelox e posti di blocco: una sessantina di persone è stata soggetta a indagine.
L’accusa? «Interrompevano e turbavano i servizi di controllo delle forze dell’ordine». In pratica si tratta del reato penale di interruzione di pubblico servizio, come stabilito dall’art.340 del Codice Penale.
Ecco cosa è accaduto nello specifico.
Gruppo Whatsapp Autovelox: cittadini indagati
Gli indagati, quasi tutti residenti a Canicattì in provincia di Agrigento, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, avevano fondato un gruppo su whatsapp, chiamato “Uomini immiezzu a via” (Uomini in mezzo alla strada).
In parole povere, gli indagati si segnalavano reciprocamente la presenza di autovelox e posti di blocco stradali. Il “network” agiva attraverso lo scambio di informazioni, in maniera costante e coordinata.
Nella lista degli indagati, nei cui confronti si profila la richiesta di rinvio a giudizio o la citazione diretta, anche autisti di ambulanze o di mezzi di soccorso e camionisti.
L’indagine è scaturita dal ritrovamento casuale del telefono cellulare di uno degli iscritti al gruppo.
Una volta scoperti erano stati denunciati, dal commissariato di Canicattì per interruzione di pubblico servizio in concorso.
Oggi il pm di Agrigento, Paola Vetro, ha pertanto notificato un avviso di conclusione dell’inchiesta. Adesso starà agli avvocati difensori provare a evitare il processo producendo memorie difensive o chiedendo un interrogatorio dei propri assistiti.