Si discute in modo molto acceso sulla proposta di estendere il diritto di voto ai sedicenni: cosa bolle in pentola? Cosa ne pensano i politici? E i cittadini?
Voto ai Sedicenni: il dibattito del mondo politico si è acceso su questo punto.
E sembrano esserci buone possibilità di aperture in questo senso.
Nel mondo 18 anni è di gran lunga l’età prevalente ma ci sono parecchie eccezioni, in un senso e nell’altro. Si può scendere fino a 16 ma anche salire fino a 25 (in fondo accade anche in Italia, per il Senato), con tutti i passaggi intermedi del caso.
Ma di cosa si tratta? E cosa ne pensa la gente?
Voto solo per le amministrative e non per le nazionali?
Si parla comunque di prevedere tale estensione solo per le amministrative.
Quest’ultima scelta da un lato risponderebbe alle obiezioni di chi non ritiene che i sedicenni siano abbastanza maturi per occuparsi della complessa politica nazionale, d’altro lato è coerente con il principio no taxation without representation: dato infatti che i sedicenni possono avere un contratto di lavoro e pagare le tasse, è del tutto giusto riconoscere che possano dire la loro su chi utilizzerà le risorse pubbliche per migliorare il quartiere e la città in cui vivono.
Chi non ha ancora diciotto anni non potrebbe in ogni caso essere eletto.
Cosa ne pensa la politica?
A mostrare parere favorevole è stato l’ex premier Enrico Letta, che ha lanciato all’interno del dibattito pubblico un piccolo sasso che è però riuscito ad avere sempre più risonanza man mano che le onde si diramavano: da Di Maio a Salvini, da Zingaretti all’attuale presidente del Consiglio Conte, praticamente tutti si sono mostrati possibilisti.
Ma non mancano le voci contrarie.
Ad esempio, la vicepresidente M5s del Senato, Paola Taverna ha detto:
“Non credo che affidare ai sedicenni il compito di decidere ciò che è o non è meglio sia lo strumento per renderli protagonisti, per metterli al centro della scena. Piuttosto credo sia giusto intercettarne i desideri e scegliere il modo migliore per realizzarli”.
Cosa ne pensano i cittadini?
Sembrerebbe esserci un’ostilità salda e diffusa. I motivi sono vari.
Buona parte della popolazione, infatti, è convinta che un ragazzo di quell’età non abbia gli strumenti necessari per poter esprimere la propria preferenza politica, opinione condivisa anche da chi pensa che i più giovani possano essere troppo facilmente influenzabili.
Cosa ne pensano i diretti interessati?
La maggior parte degli under 18 la pensa diversamente e ammette di non sentirsi pronto a una così grande responsabilità. “A 16 anni non abbiamo ancora la maturità necessaria”: questa l’opinione più diffusa tra gli adolescenti. “Tra i 16enni ci sono ancora troppe persone non sufficientemente informate. Non abbiamo la competenza per prendere una posizione”. Ma, soprattutto, ciò che manca oggi è un aiuto da parte delle istituzioni in questo percorso.