La famosissima distilleria Guinness è in affitto dal 1759, e da lì per 9000 anni. E per la modestissima cifra di 45 sterline! Vediamo com’è andata…
Distilleria Guinness: in affitto per 9000 anni. Eh già, la distilleria Guinness, una delle più famose nella produzione di birra stout, nell’anno della sua fondazione, il 1759, venne presa in affitto dall’allora fondatore e proprietario Arthur Guinness.
Come tutto ebbe inizio
Tutto ebbe inizio in una birreria, dove infatti il Sig. Guinness nacque; conosciuto come il Mucky Duck Inn, è ancora un pub di tutto rispetto, soprattutto per gli amanti di questa birra.
Un fatto curioso è il collegamento con la chiesa Anglicana. I soldi utilizzati per creare la Guinness gli vennero dati dal vescovo della sua cittadina. Sembra infatti che alla sua morte, il vescovo Price lasciò 100 £ al figlio di Richard Guinness, soldi che furono usati per finanziare la birreria.
Un altro momento tanto importante quanto triste, riguarda la morte della madre. Quando infatti suo padre si risposò con Elisabeth Clare, proprietaria di un birrificio chiamato White Hart Inn, Arthur cominciò ad imparare l’arte di fare la birra.
L’inizio della Distilleria Guinness
Nel 1755 Arthur si spostò a Leixlip per aprire un birrificio insieme a suo fratello; dato l’enorme successo avuto, qualche anno dopo Arthur pensò di separarsi dal fratello e di mettersi in proprio aprendo una sua attività a Dublino.
Firmò quindi il contratto di affitto del St. James’s Gate Brewery, birrificio in una posizione perfetta, in quanto offriva sia acqua pulita sia manodopera essendo situata in una zona densamente popolata.
Il contratto si firmò per 9000 anni, un temine lunghissimo, alla vigilia dell’anno nuovo nel 1759 per il prezzo di 45 £ al mese.
Il contratto prevedeva 4 acri di terreno ed includeva anche alcuni edifici appartenuti a distillerie che avevano lavorato lì in precedenza.
Tale distilleria Guinness, il St. James’s Gate Brewery, è ancora in piena attività; è infatti il più grande birrificio al mondo che produce birra stout.
