inps-online-mia-pensione-futura-stataliIl servizio online denominato “La mia pensione futura Inps” è stato esteso anche agli statali, in virtù di un piano di estensione che ha preso il via alla fine dello scorso anno coinvolgendo circa mezzo milione di dipendenti pubblici.


Nei mesi scorsi, un milione di cittadini hanno ricevuto a domicilio le ormai celebri buste arancioni, al cui interno erano contenuti l’estratto contributivo e, soprattutto, una stima della somma della pensione futura. Il progetto di sistemazione dell’estratto contributivo dei dipendenti pubblici ha costituito una delle ultime mosse dell’ex presidente Inps Tito Boeri.

Per usufruire del servizio Inps online è necessario possedere il codice Pin personale. Nel caso in cui non si disponga del codice, bisogna richiederlo all’Inps.

La mia pensione futura

I primi dipendenti pubblici a cui è stato consentito di accedere al servizio “La mia pensione futura Inps” sono impiegati presso gli enti locali, ma in seguito anche gli altri contribuenti avranno la possibilità di sfruttare tale funzione. Sono circa 3 milioni e 300mila, in totale, i soggetti che sono iscritti alle gestioni pubbliche: di questi, 1 milione e 300mila sono dipendenti degli enti locali, mentre 1 milione e 900mila sono dipendenti dello Stato, includendo nel calcolo non solo chi si occupa di amministrazione statale, ma anche coloro che sono impegnati nei corpi militari e nella scuola.

Che cosa cambia

L’apertura del servizio ai dipendenti pubblici è destinata ad avere ripercussioni importanti sui diritti e sui doveri dei soggetti coinvolti. Questi ultimi, dall’inizio del 2019 sono tenuti a pagare il costo del periodo di contribuzione che è caduto in prescrizione di tasca propria se esso non è stato pagato dal datore di lavoro. Proprio per questo motivo, ai dipendenti pubblici conviene effettuare l’accesso online al servizio che consente loro di consultare e di verificare l’estratto conto contributivo, in modo tale da monitorare i periodi di contribuzione che sono stati accreditati ed eventualmente a richiedere le modifiche e le variazioni necessarie in tempo utile.

La prescrizione dei contributi previdenziali

Il tema della prescrizione dei contributi previdenziali in tempi anche recenti ha suscitato più di un timore tra i dipendenti che facevano parte delle gestioni pubbliche che poi sono confluite nell’Inps. Il riferimento normativo a tal proposito è rappresentato dalla legge n. 335 dell’8 agosto del 1995, e in particolare dai commi 9 e 10 dell’articolo 3, in funzione del quale è stata sancita la riduzione da dieci a cinque anni del termine di prescrizione dei contributi pensionistici che devono essere erogati alle gestioni pubbliche. I termini di prescrizione dei contributi in un primo momento erano stati indicati per il 31 dicembre del 2017, e in seguito sono stati prorogati per un anno, fino al 31 dicembre del 2018. La circolare Inps 169 del 15 novembre di due anni fa, con la quale i termini sono stati allungati, ha specificato le istruzioni che devono essere seguite da chi è interessato a verificare il proprio estratto conto Inps e a scoprire se tutti i contributi previdenziali che sono stati versati sono stati aggiornati.

Preoccupazioni dissolte

Di conseguenza, numerosi dipendenti si sono preoccupati per la paura di non ritrovare tutti i periodi di lavoro che avevano svolto nel proprio estratto conto contributivo. Come si è detto, però, la posizione assicurativa, in caso di necessità, può essere sistemata ancora oggi, dal momento che i termini del 31 dicembre dello scorso anno a cui si faceva riferimento nella nota non erano da considerare decadenziale e tassativi. La scadenza del 2018 non riguardava i controlli da parte dei dipendenti pubblici, ma i datori di lavoro. Per i dipendenti, quindi, è cambiato poco o nulla. Semplicemente, dall’inizio di quest’anno le amministrazioni pubbliche non possono più mettersi in regola con i versamenti assenti e per i periodi di servizio per cui è subentrata la prescrizione sono tenute ad affrontare l’onere del trattamento di quiescenza. I lavoratori, insomma, hanno la facoltà di richiedere la modifica della propria posizione assicurativa anche ora.

La variazione RVPA

Nel caso in cui si dovessero ravvisare delle incongruenze o delle mancanze nell’estratto conto, è possibile richiedere la variazione RVPA: si tratta, per altro, di un’istanza che non impone alcun termine perentorio. Insomma, non ci sono scadenze da rispettare e si può operare senza fretta, anche se è legittimo voler regolarizzare il prima possibile la propria posizione.

Come funziona

Il servizio permette a chi vi accede di simulare l’importo in denaro della propria pensione, che viene calcolato sulla base di tre parametri importanti, vale a dire la retribuzione, l’entità dei contributi che sono stati versati e l’età anagrafica. Per il momento la simulazione può essere richiesta e ottenuta, oltre che dai dipendenti pubblici, dai lavoratori domestici, da coloro che sono iscritti alla gestione separata, dai dipendenti privati e dagli autonomi come gli artigiani e i commercianti che versano i contributi alle gestioni speciali. Come detto, l’invio della busta arancione è vincolato al possesso del Pin di sedici cifre.