Maltrattamenti all’asilo di Venafro in Molise. per la FLC CGIL molisana sono “comportamenti inaccettabili”. Ma per contrastare la violenza nelle scuole servono soluzioni condivise, non il “Grande Fratello”.
A cura della FLC CGIL Molise
La notizia dei maltrattamenti perpetrati a danno dei bambini nella scuola di Venafro, corredata da immagini che mai avremmo voluto vedere, ha profondamente turbato tutta la comunità scolastica molisana. Il primo pensiero non può che andare a quei bambini, che ci auguriamo possano tornare a vivere la quotidianità scolastica con gioia e serenità.
Al tempo stesso, a nome della FLC CGIL Molise, testimoniamo vicinanza ai genitori, al Dirigente ed a tutta la comunità scolastica, e ringraziamo dell’operato quanti si sono adoperati con solerzia per mettere fine a comportamenti inaccettabili.
Siamo convinti, pertanto, che dinanzi a casi di violenza sull’infanzia in contesti scolastici occorra non transigere, ma al tempo stesso non ci piacciono i processi e le gogne mediatiche: poniamo pertanto massima fiducia nell’operato della Magistratura, che è l’unica in grado di acclarare il contesto e le singole responsabilità di questa triste vicenda.
Non vorremmo, però, che l’episodio possa servire a gettare discredito ed avanzare sospetti su una intera categoria di lavoratori, quelli della Scuola dell’Infanzia, che con impegno, dedizione e spirito di sacrificio, spesso in condizioni difficili, svolgono la loro attività all’interno delle Istituzioni scolastiche.
Generalizzare non serve a niente, così come non riteniamo che “il Grande Fratello” e l’uso delle telecamere nelle scuole, auspicato da molti, rappresenti la soluzione del problema.
L’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza, mentre è utile nell’accertamento delle responsabilità, non rappresenta un ‘deterrente’ contro fenomeni di volenza o bullismo che sempre più spesso avvengono nelle scuole, dove talvolta (ad esempio negli Istituti Superiori) le vittime sono gli stessi docenti. Tali fenomeni si risolvono solo mediante azioni educative, presidi psicopedagogici, coinvolgimento dei genitori e di tutta la comunità scolastica.
Non si può trattare il tema dei servizi educativi con un approccio basato sulla logica del controllo, facendo passare un messaggio di sfiducia generalizzata a fronte di migliaia di lavoratori che amano il loro lavoro e vi si dedicano tutti i giorni con passione e dedizione.
Vi sono inoltre motivi di natura pedagogica che sono in contrasto con la scelta di fare delle scuole degli ambienti permanentemente video sorvegliati: lavorare controllati dalle telecamere aumenta lo stress e rende difficile la spontaneità delle relazioni, e inoltre, ricordiamolo, ci sarà sempre un posto che l’occhio della telecamera non riuscirà a filmare.
Per questo pensiamo che per prevenire non solo i maltrattamenti, ma anche relazioni poco positive all’interno di contesti educativi, occorre adoperarsi affinché il personale possa svolgere la sua attività in un clima sereno, dove le condizioni di lavoro siano tutelate da norme che garantiscano un rapporto adulto/bambino gestibile, vi sia una
formazione in ingresso ed in servizio costante e di qualità; dove un coordinamento pedagogico valuti e controlli la qualità della relazione educativa, anche al fine di prevenire possibili abusi. Solo in questo modo riusciremo ad intervenire davvero su un fenomeno che sta diventando preoccupante.