Il Rapporto Bes dell’Istat 2018 prende in considerazione 12 domini, dalla salute all’istruzione, dal benessere economico alla politica e le istituzioni, all’ambiente e qualità dei servizi. Una panoramica sul benessere degli italiani.
Il Rapporto offre una lettura del benessere nelle sue diverse dimensioni con una particolare attenzione agli aspetti territoriali.
Gli indicatori del Bes in tutto sono 130 e sono articolati in 12 domini:
- Salute;
- Istruzione e formazione;
- Lavoro e conciliazione dei tempi di vita;
- Benessere economico;
- Relazioni sociali;
- Politica e istituzioni;
- Sicurezza;
- Benessere soggettivo;
- Paesaggio e patrimonio culturale;
- Ambiente;
- Innovazione, ricerca e creatività;
- Qualità dei servizi.
Migliora il benessere in Italia, ma non la fiducia nelle relazioni sociali, nella politica e nelle istituzioni pubbliche dove c’è tanta insoddisfazione.
Quasi il 40% degli indicatori per i quali è possibile il confronto mostrano una variazione positiva rispetto all’anno precedente, invece risultano inferiori ma significative le percentuali di quelli che peggiorano o rimangono sostanzialmente stabili.
In cima alla classifica dei miglioramenti si trovano Innovazione, ricerca e creatività (86% di indicatori con variazione positiva), Benessere economico (80%) e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (67%).
La voce Relazioni sociali, con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è quello che mostra le maggiori criticità nel breve periodo.
Rimangono infatti pressoché stabili la fiducia generalizzata e la soddisfazione per le relazioni familiari, mentre per tutti gli altri indicatori si osserva un peggioramento.
Il benessere sociale
Quest’anno l’Istat ha introdotto una nuova valutazione nella sua ricerca, interrogando le famiglie su quali siano gli ambiti più significativi per definire la qualità della vita.
Dall’indagine risulta che tutti i 12 domini compresi nel rapporto sono considerati significativi, ma la salute sta al primo posto mentre politica e istituzioni raccolgono il punteggio più basso. Un dato che conferma il segnale di distacco dei cittadini nei confronti delle diverse espressioni della cosa pubblica.
Cambia comunque la percezione del benessere a seconda dell’età e del livello di istruzione.
I giovani di 18-29 anni attribuiscono più importanza alle relazioni sociali (con una distanza di 0,7 nel punteggio medio rispetto ai più anziani), alla capacità di ricerca e innovazione nonché al benessere inteso come soddisfazione per la propria vita (entrambi +0,6).
Le persone di 65 anni e più sono invece più sensibili alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai più giovani).
Istruzione
I principali indicatori dell’istruzione e della formazione si mantengono molto inferiori rispetto alla media europea.
Un dato particolarmente critico è la dinamica dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. Si parla del 14% dei giovani di 18-24 anni che abbandonano il sistema scolastico.
Un dato in crescita dopo 10 anni di ininterrotta diminuzione, specialmente al Nord.
I ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, sono quasi uno su quattro nel 2017, il 24,1%, stabili rispetto all’anno precedente.
Riguardo poi il digital divide , misurato in termini di competenze digitali, sono fortemente penalizzati gli anziani, che dichiarano competenze avanzate solo nel 3% dei casi.
Ne deriva, per questa fascia di popolazione, una esclusione generalizzata dai vantaggi della società dell’informazione.
Inoltre, tutti gli indicatori su Istruzione e formazione mostrano una significativa differenza di genere a favore delle donne, in particolare rispetto al possesso del titolo di studio.
Lavoro e occupazione
Nel corso dell’ultimo anno il tasso di occupazione italiano è aumentato a un ritmo inferiore a quello della media europea, determinando una modesta crescita del gap a sfavore dell’Italia.
Misurata sulla fascia di età con 20-64 anni la distanza è di circa 10 punti rispetto alla media europea, con un divario più ampio per le donne. Ancora poco più di una donna ogni 2 ha un’occupazione contro il 72,3% degli uomini.
Circa la metà delle persone di 20-64 anni con formazione primaria risulta occupata (51%); la quota tra i laureati raggiunge il 78,2%.
All’aumentare del titolo di studio diminuisce anche il tasso di mancata partecipazione, che si riduce di un terzo tra i laureati rispetto a coloro che posseggono un titolo inferiore o uguale alla licenza media (rispettivamente 10,8% e 28,7%).
Salute
Sull’argomento salute la dinamica territoriale mostra un peggioramento nell’ultimo anno sia nel Nord che nel Mezzogiorno, mentre nel Centro si registra un lieve progresso.
Considerando l’intero periodo in tutte le aree del Paese l’indice mostra un miglioramento, ma rimane invariato il divario tra Nord e Mezzogiorno, mentre si riduce la distanza tra Nord e Centro.
Si registra una maggiore longevità femminile che però si accompagna a condizioni di salute più precarie.
Procede con grande difficoltà la diffusione di stili di vita più salutari, con l’unica eccezione dell’attività fisica, scende infatti da 39,4% a 37,9% la percentuale di persone che non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero.