BepiColombo è la prima sonda europea che andrà ad esplorare Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, uno dei meno conosciuti ed esplorati sinora del nostro Sistema Solare.
BepiColombo è la missione partita per esplorare Mercurio. Frutto di uno sforzo congiunto tra l’ESA (Agenzia spaziale europea) e l’Agenzia Spaziale Giapponese JAXA, si tratta della prima missione europea su questo pianeta, il più piccolo ed il meno esplorato pianeta del Sistema Solare interno.
Per la prima volta due sonde effettueranno contemporaneamente misurazioni complementari del pianeta e del suo dinamico ambiente.
Il programma è composto da due sonde complementari che voleranno unite tra loro con l’obiettivo di svelare i più profondi segreti di Mercurio, il pianeta più vicino al Sole e tra i meno esplorati nel Sistema Solare.
La sonda giapponese MMO starà lontana dal pianeta, in modo da avere una visione globale del suo magnetismo, mentre la sonda europea MPO orbiterà attorno al pianeta a soli 480 km dalla sua superficie e cercherà informazioni sul pianeta stesso.
Il nome della missione è un omaggio a Giuseppe Colombo, illustre matematico, fisico e astronomo padovano. Insignito della medaglia d’oro della NASA, viene ricordato soprattutto proprio per i suoi studi sul pianeta Mercurio, del quale scoprì per primo l’accoppiamento fra rotazione sul suo asse e rivoluzione intorno al Sole.
Prima di BepiColombo, due missioni della NASA, Mariner 10 e Messenger, avevano esplorato questo pianeta. Adesso saranno l’Europa e il Giappone a fare il grande passo.
Il viaggio di BepiColombo
La sonda ha iniziato il suo viaggio il 19 ottobre scorso, ma prima di raggiungere Mercurio farà alcune “tappe”.
Andrea Accomazzo, direttore delle Operazioni di volo di BepiColombo afferma:
“Per entrare nell’orbita di Mercurio abbiamo bisogno di molta spinta, che può essere ricavata in 3 modi: con la propulsione del razzo Ariane 5, la propulsione elettrica di MTM e ben 9 fionde gravitazionali.”
In particolare, avremo due passaggi veloci con Venere e una serie di avvicinamenti con lo stesso Mercurio. Ne sono previsti 6, tra il 2021 e il 2025.
E finalmente, il definitivo posizionamento alla fine del 2025, nell’orbita stabile con entrambi i satelliti. Dopodiché parte la fase di operatività che dovrebbe durare dai 2 ai 3 anni. Un viaggio di sette anni.
È una delle missioni di esplorazione interplanetaria più ambiziose mai programmate dall’ESA.
Il pianeta Mercurio
Su Mercurio, il più piccolo dei pianeti del nostro Sistema Solare, la temperatura in superficie varia dai 340 gradi centigradi quando illuminato dal Sole, a meno 200 quando è in ombra.
È il pianeta più vicino al Sole ed insieme a Venere, Terra e Marte costituisce la famiglia dei Pianeti terrestri.
Lo studio di Mercurio è importante per definire e validare i modelli di formazione ed evoluzione dell’intero Sistema Solare, nonché per comprendere le condizioni limite favorevoli alla nascita della vita sul nostro e su altri pianeti.
Per consentirgli di raggiungere Mercurio infatti, sulla sonda è stato necessario creare una protezione termica ad hoc, con una coperta termica di alluminio e ceramica.
Le celle dei pannelli solari sono state inoltre rinforzate per resistere fino a circa 225° C, tenendo conto che il Sole potrebbe scaldarle fino a 300° C.
Per evitare che i pannelli fondano, questi saranno tenuti molto inclinati rispetto al Sole.
Roberto Battiston presidente dell’Agenzia spaziale italiana afferma:
“BepiColombo è una missione tra le più affascinanti perché ci porta a esplorare Mercurio, un pianeta estremo di cui conosciamo ancora poco, il più vicino al Sole, difficile da raggiungere ma importantissimo dal punto di vista della planetologia per capire l’origine e l’evoluzione del nostro Sistema solare.”
BepiColombo, porta con sé a bordo molta tecnologia e scienza italiana, con la partecipazione di Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Università Sapienza di Roma e il Gruppo Leonardo.
“Il contributo italiano ai vari strumenti è dei più importanti nel solco di quell’eccellente tradizione scientifica che caratterizza la planetologia italiana. Grazie al supporto dell’Asi, l’Inaf e la comunità scientifica nazionale hanno realizzato questi straordinari strumenti, potendo contare su una filiera di eccellenza che comprende l’industria a cui si deve l’implementazione e l’integrazione non solo della parte strumentale ma della sonda nel suo complesso” conclude Battiston.