aumento-pensioni-invalidita-2019Aumento Pensioni di Invalidità nel 2019: ecco le cifre degli incrementi relativi a questo tipo di trattamento pensionistico.


Aumento Pensioni di Invalidità nel 2019. La pensione di invalidità (o inabilità) civile è una provvidenza economica riconosciuta ai mutilati ed invalidi civili con un’età ricompresa tra i 18 anni e i 65 anni nei cui confronti sia accertata una totale inabilità lavorativa, ossia una invalidità pari al 100%. Si tratta di un sostegno a carattere assistenziale, cioè slegato dalla presenza di un rapporto assicurativo e contributivo del beneficiario. Per il quale è necessario, pertanto, il rispetto di determinati requisiti reddituali.

 

Con l’articolo 10, comma 5 del decreto legge 76/2013 con il quale è stato stabilito che il limite di reddito per il diritto alla pensione di inabilita’ in favore dei mutilati ed invalidi civili deve essere determinato con riferimento al reddito agli effetti dell’Irpef con esclusione del reddito percepito da altri componenti del nucleo familiare di cui soggetto interessato fa parte. Tale disposizione è stata ritenuta applicabile anche alle domande amministrative presentate prima della data di entrata in vigore della suddetta modifica, il 28 giugno 2013, ed a tutte le domande giudiziarie non ancora definite.

 

 

 

Aumento Pensioni di Invalidità nel 2019: ecco le cifre

 

L’obiettivo è 780 euro mensili, evitando ai cittadini in condizione di povertà di scendere sotto quella soglia. Ed è così che già dal 1° gennaio 2019 potrebbe risultare possibile subire gli effetti positivi dell’incremento previsto, con l’aumento degli assegni sociali e delle pensioni minime, con le misure attualmente previste nella Legge di Bilancio 2019.

 

L’intervento agirebbe in una semplice direzione matematica. L’assegno sociale è 453 euro? A questi dovranno aggiungersi 327 euro per arrivare al massimo di 780 euro. La pensione sociale è di 373 euro? Si dovranno aggiungere 407 euro per arrivare al totale previsto. Soldi che verserà lo Stato stesso, come nel caso dell’aumento delle pensioni minime, con il versamento della differenza tra quanto percepito e la cifra necessaria per arrivare a 780.

 

La platea di beneficiari risulta piuttosto ampia, con un numero stimato di circa 4 milioni e mezzo.

 

L’aumento dell’assegno relativo alla pensione sociale Inps e l’innalzamento delle minime diventerà dunque realtà nel 2019, con la pensione di cittadinanza. L’incremento potrebbe essere sostanzioso per molti pensionati, che dalle attuali poche centinaia di euro arriveranno a percepire 780 euro mensili. È su questa cifra che è stata fissata la soglia di povertà dell’Istat.

 

Dicorso che, ovviamente, vale anche per la pensione di invalidità.

 

Il diritto all’integrazione

 

Ricordiamo che al compimento dell’età di 70 anni anche ai titolari dell’assegno sociale sostitutivo spetta il diritto all’integrazione al cd. milione, previsto dall’articolo 38 della legge 448/2001, cioè la concessione di un ulteriore importo di 190,86€ al mese. 

 

E’ stata spesso questione dibattuta se anche per l’accertamento del diritto a tale maggiorazione, nel caso dell’assegno sociale sostitutivo, continuassero a valere i limiti di reddito previsto per la concessione delle prestazioni di InvCiv e non quelli, meno favorevoli, stabiliti dalla legge per la concessione della maggiorazione nei confronti dei normodotati titolari di assegno sociale.

 

Tale tesi poggiava su una interpretazione espansiva dell’espressione contenuta nel 2° comma del ridetto articolo 38 che, nell’attribuire, per l’appunto, la maggiorazione anche nei confronti dei titolari dell’assegno sostitutivo, stabilisce che questa sia accordata “tenendo conto dei medesimi criteri economici adottati per l’accesso e per il calcolo” delle prestazioni per l’invalidità civile.

 

In sostanza, secondo questa teoria, gli invalidi titolari dell’assegno sostitutivo acquisterebbero automaticamente il diritto all’integrazione di 190,86€ al compimento dei 70 anni risultando già soddisfatti i limiti di reddito già previsti per la concessione della prestazione.

 

Secondo l’orientamento prevalente in giurisprudenza, tuttavia, la risposta è negativa nel senso che non possa riconoscersi da tale espressione un trattamento diverso rispetto ai normodotati. La corte di Cassazione con la sentenza numero 2714/2018 ha, infatti, precisato che una diversa interpretazione della disposizione richiamata porterebbe una inammissibile disparità di trattamento.

 

In particolare, pertanto, anche il titolare dell’AS sostitutivo potrà conseguire la maggiorazione di 190,86€ a condizione che il reddito personale dell’invalido non risulti superiore a 5.889€ (2018); se il soggetto è coniugato, oltre al limite di reddito personale, è necessario rispettare anche un limite di reddito coniugale che per il 2018 risulta pari a 12.485,46€ (2018). L’incremento spetta in misura parziale sino al raggiungimento del limite di reddito aumentato dell’importo della maggiorazione.