manovra-economica-2019-bocciaturaManovra Economica 2019, la bocciatura da parte dell’Unione Europea definitiva è arrivata. Rischio adesso per l’avvio della procedura di infrazione.


La Commissione europea ha definitivamente rigettato il documento programmatico di Bilancio del governo italiano per il 2019. Adottato anche il rapporto sul debito, che non cala abbastanza. Palazzo Chigi: “Non cambierà, spiegheremo le nostre ragioni”.

 

L’attesa bocciatura alla legge di Bilancio italiana, da parte dell’Europa, è arrivata. Secondo quanto stabilito nella riunione del collegio dei commissari, la Commissione europea ha definitivamente rigettato il documento programmatico di Bilancio del governo italiano per il 2019.

 

La Manovra, rileva la valutazione adottata oggi, prevede “un non rispetto particolarmente grave delle regole di bilancio, in particolare delle raccomandazioni dell’Ecofin dello scorso 13 luglio”. Il principale rilievo era già stato avanzato a fine ottobre, nella prima – provvisoria – bocciatura: l’Italia ha in programma un peggioramento del saldo strutturale (quello al netto dell’andamento economico di quel periodo e delle voci straordinarie) per il 2019 dello 0,8% del Pil, mentre il Consiglio raccomandava di migliorarlo dello 0,6 per cento.

 

L’esecutivo comunitario ha anche adottato il rapporto sul debito, quello che fa riferimento all’ormai famigerato articolo 126 del Trattato sulla Ue, aprendo così la strada a una procedura per deficit eccessivo. In questo caso, nel mirino andrà il debito del 2017 – l’ultimo valutabile a consuntivo – per il quale in passato si era chiuso un occhio, a seguito degli impegni alla disciplina di bilancio presi dal governo Gentiloni e che ora sono venuti meno.

 

La procedura di infrazione

 

Nelle prossime settimane dovrebbe partire la macchina della procedura. La riunione Ecofin dovrebbe tenersi tra l’inizio di dicembre o la fine di gennaio.

 

L’Ecofin chiederà al governo di rimediare sul fronte della manovra nell’arco di sei mesi. Parallelamente sempre Bruxelles potrebbe chiedere il pagamento di una sanzione con un deposito infruttiufero che corrisponde allo 0,2 per cento del Pil dell’anno precedente.

 

Allo scadere dei sei mesi la Commissione si troverà davanti ad un bivio: confermare la procedura intensificandola, oppure sopsenderla dopo gli aggiustamenti alla manovra.