“La Costituzione italiana la rispetto più io che i tanti che si nascondono dietro le regole“. Così il sindaco di Riace, Domenico Lucano, attualmente agli arresti domiciliari per una inchiesta della procura di Locri, uscendo dall’interrogatorio di garanzia di tre ore davanti al gip e rispondendo alle domande dei giornalisti.
“La prima regola che nasce dalla nostra Costituzione, frutto della Resistenza – ha aggiunto Lucano – è il rispetto per la dignità degli esseri umani, che non hanno colore della pelle. Ho letto di matrimoni combinati, ma in realtà – afferma – si è trattato solo di uno, neanche combinato, ci sono state le pubblicazioni e tutto è stato fatto regolarmente”.
Per quanto riguarda eventuali illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti il primo cittadino ora sospeso ricorda:
“Viviamo in una terra dove dai tanti rapporti sulle ecomafie emerge che la mafia controlla il ciclo dei rifiuti. Io ho invece cercato di fare luce coinvolgendo le cooperative sociali e mi accusano. Mi sembra una cosa assurda. Mi accusano di aver fatto affidamento diretto a delle cooperative sociali che non erano iscritte all’albo regionale dei gestori ambientali, ma non era operativo. Le cooperative sono nate a seguito di avviso pubblico che come Comune facevano per coinvolgere i disoccupati di Riace. In queste cooperative lavorano le persone più svantaggiate di Riace insieme anche ad alcuni rifugiati”.
Argomentando poi della vicenda delle presunte forzature amministrative ai rifugiati nel suo Comune, Lucano pone una domanda: “è giusto quello che è successo a Bechy Mosley? (la giovane nigeriana morta in un rogo nella tendopoli di San Ferdinando, ndr). Come sindaco ho un incubo nell’anima, pensando a quella ragazza che era in accoglienza a Riace e a seguito di due dinieghi è dovuta andare via ed è finita a San Ferdinando. Chi ha pagato per lei? Alla fine quello che ho fatto è per evitare che tante Becky facessero quella fine. Salvare una sola persona dalla strada – ha concluso Lucano – per me vale fare il sindaco, vale per la vita“.