Misure antismog. Ecco come incentivare la mobilità sostenibile e tassare inquinamento e spreco.
Il 94% degli italiani, secondo un sondaggio, è preoccupato per la qualità dell’aria. Nel giorno in cui scattano i blocchi della circolazione delle auto più inquinanti in tante città, Legambiente propone una rimodulazione delle pesanti tasse sul trasporto e di favorire mobilità sostenibile, meno smog e traffico. “I blocchi antismog non bastano, servono lungimiranti politiche per una nuova mobilità elettrica, leggera, condivisa, sicura per tutti”
Per ridurre l’inquinamento e per rendere le città più vivibili e libere dalle auto, bisogna avere il coraggio di ripensare il carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone e puntare su un’efficace e innovativa rivoluzione urbana che sia chiama green mobility, sempre più sostenibile, alternativa, connessa, condivisa, multimodale, elettrica. In che modo? Orientando le tasse sui trasporti in misura proporzionale all’inquinamento e allo spreco, facendo valere il principio “tanto inquino tanto pago” e incentivando la mobilità sostenibile.
È questa la sfida che Legambiente lancia al Governo, nel giorno in cui in alcune città scatta lo stop ai diesel più vecchi, e che ha riassunto nelle dieci proposte presentate oggi a Roma nell’ambito del convegno Green Mobility. Un incontro organizzato per parlare e confrontarsi sulle sfide e sul futuro della mobilità sostenibile insieme ad esperti del settore e a rappresentanti del mondo politico.
Quelle che avanza Legambiente sono proposte concrete, facilmente attuabili, e soprattutto a gettito fiscale inalterato perché spostano il prelievo dalle forme più inquinanti a quelle meno inquinanti. Si va, ad esempio,dalla rimodulazione delle accise sui carburanti in rapporto all’inquinamento (meno cara la benzina, un po’ più caro il gasolio), all’introduzione di “voucher per la mobilità sostenibile” di mille euro spendibili in abbonamenti trasporto pubblico, noleggi e e-bike per chi rottama la vecchia auto.
Dall’incentivo sino a 6 mila euro per acquisto di un’auto elettrica al sostegno delle forme di sharing mobility (mezzi e viaggi), sino alla regolamentazione dei mezzi di micromobilità elettrica (dal monoruota al monopattino) al sostegno dei comuni per investimenti e programmi sfidanti di mobilità sostenibile.
Idee che l’associazione ambientalista ha presentato il 1 ottobre, nel giorno in cui scatta in diverse città italiane del Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna il blocco della circolazione dei mezzi più inquinanti, norme dettate dall’Accordo di Bacino Padano, per mitigare i rischi legati all’inquinamento.
Un problema, quello dell’emergenza smog e dell’inquinamento atmosferico, che preoccupa la gran parte degli italiani: da quanto emerge dal sondaggio di Lorien Consulting, presentato oggi a Roma, il 94% dei cittadini intervistati è, infatti, preoccupato per la qualità dell’aria, il 39% è molto preoccupato. Per questo è urgente dare una risposta: per Legambiente i blocchi da soli non bastano, perché per contrastare il problema dello smog e rendere le città più vivibili e libere dalle auto, servono nuove politiche urbane che mettano davvero al centro il trasporto locale, treni pendolari e mobilità alternativa e soprattutto occorre ripensare il carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone.
L’associazione ambientalista ricorda che in tutta Italia circolano 14,7 milioni di veicoli (diesel e benzina Euro0, 1, 2, 3) su un totale di 37/38 milioni. Nel 2017 le automobili Euro0 circolanti in Italia, stando agli ultimi dati diffusi, sono 3.768.213 e nello stesso anno ne sono state radiate (sempre Euro0) 71.077. Da oggi, dal 1 ottobre 2018, sono circa 3 milioni i veicoli tra automobili (circa 2,3 milioni) e furgoni (600mila) – benzina Euro0 e diesel Euro0 1 2 3 (per Emilia Romagna anche Euro4), a cui è stata vietata la circolazione in gran parte delle città principali delle regioni Pianura Padana per via delle misure anti-smog previste dal “Nuovo accordo per la qualità dell’aria nel bacino padano”.
Il gettito fiscale del settore trasporto e mobilità ammonta ad oltre 72 miliardi di euro nel 2017: metà dei quali deriva da accise e Iva sui carburanti e il restante ripartito tra tasse sull’assicurazione, l’acquisto, il possesso (bollo), i ricambi e la gestione. Tasse che vanno nella fiscalità generale, che non servono per coprire i costi sociali dei trasporti, e delle volte sono perfino ingiuste: spesso, paga di più chi inquina di meno (una ibrida Euro6 paga il 50% in più di bollo e il 20% in più carburante di più di un vecchio pickup diesel del professionista con partita iva ).
È più caro rottamare un vecchio Euro0 che pagare il bollo alla regione (in media ognuno dei 50 milioni di veicoli a motore – dal ciclomotore al camion – paga 120 euro di bollo all’anno). Il possesso del veicolo costa poco, costa invece molto spostarsi tutti i giorni (11% della spesa della famiglia italiana, Istat).
Il convegno di oggi, organizzato presso la sala Nilde Iotti della Camera dei Deputati, ha visto la partecipazione di: Edoardo Zanchini, vice presidente Legambiente e Andrea Poggio, curatore del volume Green Mobility, Elena Melchioni, Amministratore delegato di Lorien Consulting, Anna Donati (Kyoto Club), Michele Moretti (Confindustria ANCMA), Gianni Martino (vicepresidente ANIASA), Dino Marcozzi (segretario MotusE), Federico Caleno (EnelX), Emiliamo Niccolai (AD Share’ngo), Stefano Porro(Pirelli). Al dibattito politico hanno invece preso parte: Rossella Muroni, capogruppo LeU in Commissione Ambiente, Chiara Braga, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, Nico Stumpo, capogruppo LeU in Commissione Trasporti, Carlo Fidanza, capogruppo FdI in Commissione Trasporti*, Salvatore Micillo, Sottosegretario all’Ambiente, Gianni Pietro Girotto, M5S, presidente Commissione Industria Senato, Michele Dell’Orto, Sottosegretario ai Trasporti.
“La sfida che abbiamo di fronte – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – è davvero grande e ambiziosa: dobbiamo infatti fermare i cambiamenti climatici, ridurre un inquinamento che provoca conseguenze gravissime sulla salute, rendere più vivibili le città. Non ci basta qualche incentivo o qualche autobus elettrico, ne vogliamo nuove e altre tasse da aggiungere alle tante che già paghiamo nel settore dei trasporti. Ma vogliamo che si inizi a cambiare, con tutta la progressività possibile, il pesante carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone in Italia. Proprio la finanziaria deve diventare l’occasione per spostare la montagna di soldi che gira intorno al trasporto in una chiave trasparente e che incentivi gli spostamenti puliti.
Le proposte che formuliamo mirano ad iniziare un cambiamento, progressivo ma radicale, del sistema fiscale che grava sui trasporti, con l’obiettivo di guardare a quel che desideriamo si realizzi tra 10 o 15 anni: dalle modalità degli spostamenti (più intermodalità e condivisione degli veicoli e dei viaggi), ai veicoli per trasportare persone e merci (leggeri, emissioni quasi zero, rinnovabili), alla maggior sicurezza (dalle infrastrutture alle coperture assicurative), alle stesse necessità di trasporto”.
Legambiente ricorda che i prezzi legati ai trasporti, e ancor più alle fonti energetiche, sono talmente influenzati da tasse e da correttivi di mercato da poter essere considerati dei prezzi “politici”. Basti pensare all’incidenza sui carburante (attorno al 70% su benzina e gasolio), ma anche sull’elettricità (il costo industriale è circa la metà di quel che paghiamo in bolletta). All’opposto, si paga pochissimo di tasse di possesso sui mezzi di trasporto, anche vecchissimi, insicuri e inquinanti.
Si pagano relativamente poche tasse sui carburanti a gas (metano e GPL), meno il gasolio della benzina, senza nessuna proporzionalità rispetto all’inquinamento generato o all’efficienza reale dei motori.
E sa da un parte gli italiani sono preoccupati per la qualità dall’aria, sul fronte delle strategie di riduzioni delle emissioni da adottare hanno posizioni divergenti: da quanto emerge dal sondaggio Loren Consulting a fronte di un 10% che propone di non vendere più veicoli benzina e diesel, un 8% propone di bloccarne la circolazione già oggi, la maggioranza, il 71% degli intervistati è favorevole ad incentivi per l’acquisto di mezzi non inquinanti. Solo il 5% vede invece di buon occhio la possibilità di aumentare le tasse sui mezzi inquinanti e i pedaggi in città.
La nuova mobilità, più pulita, intermodale (tanti mezzi di trasporto, in media 5,2 nel corso della settimana), meno proprietaria (sharing oltre che pubblica), ha invece conquistato già il 28% degli italiani, in genere cittadini, occupati, colti e che si muovono molto spesso (più di 3 o 4 spostamenti al giorno. Sono anche quelli più favorevoli alle novità, come le biciclette pieghevoli e la micromobilità elettrica: il 40% degli italiani dichiara di essere interessato ad usare i monopattini elettrici pieghevoli se venissero regolamentati.
“Si tenga presente che l’anno scorso in Italia si sono vendute 148 mila e-bike (legali) e ben 45 mila mezzi elettrici leggeri (monoruota, monopattini, skate e hoverboard) in gran parte non normati – ha spiegato Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente –. Lo stato deve intervenire, promuoverne vendita e utilizzo in sicurezza e permettere di potarseli sui mezzi di trasporto, soprattutto in treno e in autobus, per poter poi raggiungere velocemente casa, scuola e lavoro. La mobilità elettrica è così già una realtà, oggi in Italia.”
Il convegno di oggi è stato anche l’occasione per parlare del volume Green Mobility – Come cambiare la città e la vita, edito da Legambiente e Edizioni Ambiente, e scritto da esperti e rappresentanti delle industrie più innovative, esponenti delle associazioni e rappresentanti delle istituzioni, tecnici e urbanisti, economisti e sociologi, propone piani di lettura diversi ma straordinariamente convergenti. Il primo punto fondamentale è che l’auto elettrica è solo una delle variabili della trasformazione: a cambiare sarà tutto il sistema della mobilità urbana, che sarà connessa, condivisa e intermodale. La mobilità sostenibile è già una realtà in molte città italiane, ma è chiaro che la strada da percorrere è ancora molta.
Parlare di nuova mobilità non significa solo parlare di innovazione tecnologica, perchè è anche e soprattutto un cambiamento di stili di vita, di mezzi e di servizi, di modi di fare impresa e di governo del bene comune rappresentato dallo spazio urbano e dalle infrastrutture abilitanti. Per questo nel libro Green Mobility si fa anche il punto sui processi di cambiamento e le differenze tra le esperienze, le potenzialità delle diverse soluzioni e della loro integrazione.
Le dieci proposte di Legambiente sono disponibili a questo link, sul sito dell’associazione.