lavoro-robot-forum-economico-mondialeLavoro e Robot: ecco quanto prevede uno studio del Forum Economico Mondiale sugli scenari futuri legati alle intelligenze artificiali nelle professioni.


robot riusciranno a compiere la maggior parte delle mansioni che oggi spettano a noi andando a sostituire l’essere umano? Sembrerebbe uno scenario ascrivibile a film come A.I. di Steven Spielberg o alla trilogia di Matrix di Lana e Lilly Wachowski: la cosa “divertente” è che in questo caso non si tratta di finzione.

 

Infatti gli scenari prospettati presuppongono una crescita esponenziale della’impiego della robotica “in carne ed ossa” nel mondo del lavoro. Ma di cosa parla, nello specifico, lo studio sopra citato del World Economic Forum?

 

Lavoro e Robot: il Forum Economico Mondiale apre a scenari interessanti o inquietanti?

 

Oltre la metà del lavoro in mano ai robot. Questi potranno gestire il 52% dei compiti attualmente in mano ai lavoratori, entro il 2025: quasi il doppio rispetto a oggi. Quindi si tratta solo di 7 anni e le regole del lavoro potrebbero essere riscritte.

 

Secondo la relazione stilata durante l’incontro, i robot andranno a sostituire gli esseri umani in lavori di segreteria, di contabilità, o in campo industriale. A sopravvivere in senso “umano” sarebbero solo i lavori che richiedano spirito umano, come quelli di marketing, che non potranno mai essere surrogati alla macchina (almeno allo stato attuale).

 

Sono scenari inquietanti o incoraggianti? La domanda è lecita, poiché occorre fare attenzione: il Forum Economico Mondiale sostiene che questi numeri porteranno benefici. Perché?

 

Se la transizione verrà gestita correttamente, dicono gli esperti che organizzano il forum di Davos, riqualificando il personale, alla fine il saldo potrà esser positivo per gli uomini: lo sbarco definitivo dell’intelligenza artificiale in azienda potrà aggiungere più posti di quelli che software e macchine cancelleranno.

 

Al momento, dunque, possiamo solo ipotizzare.

 

Il dibattito sulle macchine

 

Il dibattito sulle macchine e sull’intelligenza artificiale è sempre stato molto affascinante.

 

Nel 1950 Alan Turing, nel suo articolo “Computing Machinery and Intelligence, porta il dibattito filosofico ad un livello più pragmatico, dando una definizione operativa di intelligenza basata su un test comportamentale inventato da lui stesso, chiamato “The imitation Game” e ricordato anche come “Test di Turing“.

 

Secondo il test, una macchina può ritenersi intelligente se e solo se si comporta come un essere umano.

 

Ma per rendere eticamente accettabile la pervasività della macchina questo potrebbe non bastare: infatti spesso nella cultura molte opere di fantascienza fanno perno attorno a una concezione critica delle macchine.

 

Basterebbe pensare a figure ambigue come HAL 9000 del film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Oppure nella serie cinematografica di Terminator, al supercomputer Skynet, presentato come un insieme autocosciente che intraprende, al comando di un esercito di robot e cyborg, una spietata guerra per lo sterminio della specie umana.

 

O infine al già citato Matrix, dove le macchine intelligenti tengono in schiavitù miliardi di esseri umani, per trarre da essi energia elettrica.

 

Il futuro è arrivato? Come sarà? Secondo il Forum Economico Mondiale abbiamo 7 anni per scoprirlo.