test-medicina-udu-numero-chiusoTest Medicina:  l’UDU si schiera anche quest’anno contro il numero chiuso: va abolito per cancellare definitivamente un’inutile lotteria che danneggia studenti e famiglie.


Per l’Udu, Unione degli universitari, il numero chiuso, che nelle facoltà di medicina escluderà anche quest’anno oltre un milione di studenti dall’università, deve essere cancellato, tanto a livello locale, quanto a livello nazionale.

 

Anche quest’anno si ripeterà la lotteria dei test per l’accesso ai corsi a numero programmato nazionale. Si inizia il 4 settembre con Medicina e Chirurgia, a seguire veterinaria, architettura, professioni sanitarie, medicina in inglese e scienze della formazione primaria.

 

Anche quest’anno saremo presenti all’ingresso delle facoltà per distribuire la nostra Guida al test Sicuro. Al suo interno è indicato tutto ciò che deve accadere affinché il test si svolga in maniera regolare. Siamo pronti a raccogliere ogni segnalazione di irregolarità all’indirizzo mail: ricorsi@unionedegliuniversitari.it

 

Dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari:

 

“Quest’anno il numero chiuso compie 18 anni. Come ogni diciottesimo compleanno che si rispetti, anche per il numero chiuso il festeggiamento è d’obbligo. Peccato che a festeggiare saranno in pochi: gli ordini professionali che traggono vantaggio dal basso numero di laureati; i baroni e i rettori universitari, che in questi anni hanno fatto di tutto per avallare questo sistema; i governi, che anno dopo anno, indistintamente, hanno messo in campo politiche di smantellamento; le case editrici, che con i manuali di preparazione ai test e i vari corsi di formazione hanno lucrato per anni su questo sistema. Il risultato è chiaro: considerando i soli numeri chiusi nazionali, il neodiciottenne numero chiuso vanta il risultato di oltre un milione di studenti sbattuti fuori dall’università”.

 

Continua Marchetti:

 

“E’ necessario abrogare la Legge 264/99. Il numero chiuso deve essere cancellato, tanto a livello locale, quanto a livello nazionale. Siamo di fronte ad un sistema irrimediabilmente compromesso. Medicina ovviamente è il caso più significativo, per l’altissimo numero di studenti che ogni anno tentano di entrare e per la peculiarità dell’intero percorso, visto che gli aspiranti medici si troveranno ad affrontare anche l’imbuto della selezione per le scuole di specializzazione. Ma il problema del numero chiuso non riguarda solo Medicina: quasi la metà dei corsi in Italia presenta barriere all’accesso, e numerosissime sono le irregolarità riferite ai singoli test. Da anni a questa parte, costantemente denunciamo le irregolarità messe in atto. Il caso dello scorso anno della facoltà di studi umanistici all’Università degli Studi di Milano, o il caso del plico mancante a Bari nel 2014 sono probabilmente i casi più eclatanti, ma ogni anno mettiamo in atto numerosi ricorsi, grazie ai quali negli anni, migliaia di studenti hanno avuto la possibilità di vedersi riconosciuto un diritto costituzionalmente garantito.”

 

Continua Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi:

 

“Il tasso di passaggio da scuola a università nel nostro paese è troppo basso, soprattutto nel Sud. Non possiamo accettare che in questi anni un milione di studenti usciti dalle nostre scuole, siano stati privati della possibilità di accedere al corso universitario desiderato. Se questo è veramente il Governo del cambiamento, gli chiediamo di cancellare il numero chiuso, partendo dal presupposto che bisogna pensare a scuola e università come a due percorsi non distinti ma in continuità, e affrontando seriamente i temi del diritto allo studio e dell’orientamento”.

 

Conclude Marchetti:

 

“Noi non ci stiamo. Non possiamo accettare l’esclusione di oltre un milione di studenti dall’università. Non possiamo più accettare che lo Stato favorisca pochi interessi particolari a discapito di un’intera generazione e del futuro di questo paese. A partire dall’abolizione del numero chiuso, c’è bisogno di ridisegnare un sistema universitario che sia veramente inclusivo e universale. Servono finanziamenti consistenti, le logiche di distribuzione delle risorse vanno riviste, serve investire nel diritto allo studio, e serve farlo coinvolgendo gli studenti”.