Stop alla Delocalizzazione delle Imprese: sanzioni nel Decreto Dignità. L’annunciata stretta sulle delocalizzazioni si applicherà non solo a quelle extra Ue (in parte già disciplinate), ma anche a tutte quelle imprese che decideranno di trasferire l’attività in altri Paesi dell’Unione europea.
Rivista, nell’ultima bozza la norma sulle delocalizzazioni che farà scattare multe da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto per le imprese che delocalizzano entro cinque anni dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata.
La misura colpisce la delocalizzazione attuata da imprese che abbiano ottenuto dallo Stato aiuti per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche. Il decreto dignità prevede, che “l’impresa beneficiaria” dell’aiuto pubblico decada dal beneficio concesso e sia sottoposta a sanzioni pecuniarie “di importo da 2 a 4 volte quello del beneficio fruito”.
Nel mirino, dunque, finiranno «contributi, finanziamenti agevolati, garanzia e aiuti fiscali». Tra gli aiuti coinvolti ci sarebbero dunque misure come il bonus per gli investimenti al Sud, i contratti di sviluppo e la Sabatini bis.
“Se prendono soldi e poi iniziano a delocalizzare in parte in paesi dell’Ue e a licenziare i dipendenti gli chiediamo soldi indietro con gli interessi” ha annunciato Di Maio.
Se l’azienda trasferisce l’attività economica per il quale si è ricevuto l’aiuto («ovvero un’attività analoga o una loro parte) entro cinque anni «dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata»? Il contributo dovrà essere restituito con gli interessi calcolati al tasso di riferimento vigente al momento dell’erogazione e maggiorati fino a 5 punti.
La piaga della delocalizzazione
Scoraggiare la delocalizzazione dell’attività produttiva o di parte di essa sia in Paesi extra-UE sia in Stati dell’Unione Europea. E’ questo l’obiettivo del Decreto dignità dei lavoratori e delle imprese. In particolare lo schema di decreto pone dei limiti alle imprese che hanno ottenuto dallo Stato aiuti per:
- impiantare
- ampliare
- sostenere le proprie attività economiche.
La delocalizzazione dei processi produttivi delle imprese italiane si sta intensificando. Sulla base degli ultimi dati disponibili al 2015, nel solo settore manifatturiero i casi sono saliti a 6.532 imprese a controllo nazionale ma localizzate all’estero. Impiegano 846.665 addetti, con una dimensione media di 130 addetti, e registrano un fatturato di 238.967 milioni di euro. Sono alcuni numeri analizzati da Confartigianato, che fanno seguito a un altro recente studio. Quello della Cgia di Mestre, secondo cui il numero delle partecipazioni all’estero delle aziende italiane è aumentato del 12,7% tra il 2009 e il 2015.