Il Governo ha varato il DEF 2018 (Documento di Economia e Finanza per il 2018) a politiche di bilancio invariate. Nessuna politica precisa su lavoro e pensioni in attesa dell’insediamento del nuovo esecutivo.
Via libera del Consiglio dei Ministri al Documento di economia e finanza (DEF) per il 2018. A differenza degli anni passati il documento non contiene alcuna indicazione sulle misure da attuare nel campo economico, sociale e previdenziale in ragione dell’attuale momento di transizione caratterizzato dall’avvio dei lavori della XVIII legislatura e dall’insediamento del nuovo governo. Un provvedimento neutro scevro di impegni politici per la prossima legislatura che dovranno essere individuati dalla nuova maggioranza.
Conti pubblici in miglioramento
Il Documento si limita quindi a evidenziare l’attuale congiuntura economica e ad operare una proiezione per il futuro a politiche di bilancio invariate. In particolare il DEF certifica che il debito pubblico in rapporto al PIL si è stabilizzato a partire dal 2015 dopo sette anni di incrementi consecutivi (dal 99,8% del 2007 al 131,8% del 2014), mentre il deficit è sceso costantemente dal 3,0% del PIL al 2,3% del 2017 (1,9% al netto degli interventi straordinari a tutela del risparmio e del credito). Al tempo stesso, è possibile rilevare un sostegno costante alla crescita, grazie al quale il Paese è uscito dalla recessione, registrando quattro anni consecutivi di progressi del PIL dallo 0,1% del 2014 all’1,5% del 2017. Il tasso di disoccupazione è sceso dal picco del novembre 2013 (13,0%) all’11,2 del 2017, mentre il numero di occupati è aumentato di quasi 1 milione di unità dal punto più basso della crisi nel settembre 2013, di cui oltre la metà con contratti a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda il periodo di previsione preso in considerazione nel DEF, le stime macroeconomiche contemplano una crescita del Prodotto Interno Lordo rispetto all’anno precedente pari a 1,5% nel 2018 e 1,4% nel 2019 e una riduzione del tasso di disoccupazione rispettivamente al 10,7% nel 2018 e al 10,2% nel 2019. Il sostegno alla crescita economica è atteso dall’impulso agli investimenti privati – in crescita grazie al miglioramento del clima di fiducia, della funzionalità dell’ambiente economico e delle agevolazioni fiscali – dall’accelerazione dei consumi privati, da un recupero degli investimenti pubblici in valore assoluto e in misura minore dalle esportazioni nette. Il ripristino di condizioni di credito più favorevoli a consumi e investimenti contribuisce alla ripresa economica, dopo gli interventi degli anni scorsi che hanno migliorato la governance nel settore bancario e risolto crisi specifiche.
Clausole di salvaguardia
Per quanto riguarda la finanza pubblica, il quadro tendenziale prevede una riduzione del deficit all’1,6% del PIL nel 2018 e allo 0,8% nel 2019, con l’avanzo primario in crescita rispettivamente all’1,9% e al 2,7%. Il debito pubblico è previsto scendere al 130,8% del PIL nell’anno in corso e al 128% l’anno prossimo. Il quadro economico-finanziario prospettato nel DEF, non avendo come già evidenziato natura programmatica, contempla l’aumento delle imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020, previsto dalle clausole di salvaguardia in vigore. Come già avvenuto negli anni scorsi, tale aumento potrà essere sostituito da misure alternative con futuri interventi legislativi che potranno essere valutati dal prossimo Governo.