Due ore per trasmettere alle nuove generazioni il pensiero e l’operato di Don Milani per la scuola di Barbiana che ha cercato di far vivere in quell’esperienza l’essenza della Costituzione italiana.
I sindacati della scuola FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal hanno fortemente voluto che questa iniziativa, che si è svolta sabato 18 novembre in altre 100 città, avesse luogo presso il Convitto della città di Benevento, nato 150 anni fa proprio per permettere l’istruzione a chi non ne aveva possibilità e contribuire alla rimozione delle disuguaglianze, quelle disuguaglianze enormemente accresciute in questi anni; per ricordare a tutti che la scuola è un bene comune che appartiene al Paese e non può essere oggetto di riforme non condivise e calate dall’alto; che non è un luogo di addestramento al lavoro, ma una comunità educativa.
La scuola sperimenta ogni giorno che l’arte, la scienza, la cultura non sono semplificabili come meri processi burocratici legati a parametri economici e a logiche classificatorie e meritocratiche.
Attentissimi gli alunni di tutte le scuole medie di Benevento, già confrontatisi con la storia ed il pensiero di questo prete ‘scomodo’ con l’aiuto dei loro docenti.
Ha introdotto la conversazione la Dirigente del Convitto, Marina Mupo, affermando che l’opera di Don Milani, oggi più che mai, parla alla scuola e al sistema dell’istruzione. E’ importante che la scuola si riappropri del suo pensiero, soprattutto in un Paese dove aumentano le disuguaglianze e dove la scuola dovrebbe essere uno degli strumenti per limitarle. Oggi avviene il contrario.
Il Dirigente scolastico, Giuseppe Orlando, ha ricordato poi la figura di Don Milani: la sua vocazione maturata in un ambito familiare ebreo; il ricordo che la mamma ne aveva come di ‘un ragazzo sempre in cerca dell’Assoluto’; l’esperienza con ‘gli ultimi’ da esiliato, a causa degli screzi con le gerarchie ecclesiastiche fiorentine, nella piccola chiesa di Barbiana.
Attraverso quella esperienza Don Milani ebbe modo di sperimentare il primo tentativo di scuola a tempo pieno, a tutte le ore e per tutti i giorni dell’anno; la scrittura collettiva e lo studio delle lingue straniere fanno ancora oggi di quell’esperienza un unicum, per quei tempi.
Subì per questo attacchi da cattolici e laici a cui rispose con “Lettera ad una professoressa”, in cui i ragazzi della scuola denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l’istruzione delle classi più ricche – tra cui il cosiddetto “Pierino del dottore” (cioè Pierino, figlio del dottore, che sa già leggere quando arriva alle elementari) – , lasciando la piaga dell’analfabetismo in gran parte del Paese. Il libro fu scritto negli anni della malattia di Don Milani e pubblicato dopo la sua morte divenne il manifesto del movimento studentesco del ’68.
Amleto De Nigris è intervenuto a nome di tutti i sindacati per ricordare, a cinquant’anni dalla morte, che l’opera pedagogica e sociale di Don Lorenzo Milani è ancora attuale per rivendicare una scuola inclusiva e costituzionale, che sia una comunità educante.
Ha poi ricordato che sull’appello proposto dall’associazione Nonunodimeno è in corso una raccolta con cui si chiede al Presidente della Repubblica Mattarella che lo Stato italiano restituisca a un “servo degli ultimi”, quale fu don Milani, l’onore macchiato da una sentenza di condanna per apologia di reato.
Fra’ Domenico Tirone ha ricordato la profonda fede di Don Milani e la parte migliore della Chiesa che era con lui, Giovanni XXIII e Paolo VI, fino a Papa Francesco, oggi pellegrino sulla sua tomba.
L’Assessora all’Istruzione del Comune di Benevento Rossella Del Prete ha sottolineato come nel corso degli ultimi anni il sistema di istruzione si sia trasformato in un amplificatore delle disuguaglianze sociali, all’opposto di quanto prevede l’articolo 3 della Costituzione. Il peggio della scuola e dell’università si è realizzato con la sottrazione delle risorse e le politiche adottate che hanno determinato, nei fatti, una sorta di alfabeto dell’esclusione dei molti, a vantaggio dei pochi.
Ecco perché, anche attraverso una rilettura e un rilancio del pensiero di Don Milani, a 50 anni dalla morte, occorre riportare il sistema scolastico e dell’alta formazione universitaria ai principi originari della Costituzione del ’48: inclusione, ricostruzione del senso del sapere, pedagogia critica. La legge italiana di riforma della scuola, la 107 del 2015, ampiamente e malamente nota come “Buona scuola”, con il suo modello manageriale molto elementare, è invece funzionale a realizzare la scuola della competizione e della concorrenza, ovvero l’esatto opposto di quella dell’inclusione e dell’uguaglianza, come vorrebbe la Costituzione.
Oggi, di fronte ad elevatissimi tassi di dispersione e abbandono, alla priorità assoluta di costruire inclusione integrazione e nuova cittadinanza, dobbiamo tornare a porci una domanda, la stessa che ci si poneva ormai cinquanta anni fa, sulla spinta delle straordinarie e profetiche provocazioni di Don Milani: è proprio vero che i figli della povera gente siano meno intelligenti di quelli dei signori, come i risultati scolastici fanno pensare?
La locuzione “I care” (mi interessa, me ne occupo) infatti, divenne il motto della Scuola di Barbiana proprio per identificare la scuola come il luogo in cui tutti si occupano di ciascuno, e nessuno può essere escluso, né restare indietro. La conoscenza e la scuola sono un “bene comune”, che non serve a soddisfare egoismi e narcisismi di pochi, ma a costruire un sistema sociale fondato sull’uguaglianza, sulla solidarietà, sulla politica dei “cittadini attivi”.
La scuola non può che essere la palestra della democrazia, ma anche della liberazione attraverso la conoscenza critica e la consapevolezza del mondo.
E in questo edificio, ha concluso l’Assessora, la cui nascita voleva proprio rappresentare l’opportunità data a tutti di accedere ai saperi, per superare le disuguaglianze, deve diventare un laboratorio in cui lo studio del passato serva a traguardare un futuro più giusto per tutti. Questo per rendere attuale, nella concretezza del suo farsi storico, il grande sogno di Don Lorenzo Milani.