tasse universitarie illegittimeTasse universitarie alle stelle e 20mila ex studenti attendono il rimborso. Quello che è accaduto all’Università di Pavia potrebbe sconvolgere l’intero mondo dell’istruzione.


Il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pavia aveva approvato quest’estate il nuovo modello contributivo per l’anno accademico 2017/18: il nuovo sistema contributivo prevede l’esonero totale dalla contribuzione per gli studenti con reddito ISEE fino a 23.000 euro (valore corrispondente al limite per accedere ai benefici al DSU). Ciò consentirà ad una percentuale di studenti tra il 30 e il 35% di accedere/completare gli studi universitari in totale gratuità (salvo quanto dovuto a titolo d’imposta di bollo e per l’assolvimento della Tassa Regionale per il Diritto allo Studio, per un totale di € 156,00).

 

Un segnale di controtendenza, rispetto a un sistema che ha visto un aumento vertiginoso delle tasse universitarie (+474 Euro a studente), che colloca l’Italia tra i Paesi europei con le tasse universitarie più elevate e uno dei sistemi di diritto allo studio meno generosi.

 

Questa decisione, comunque sia, è figlia di una decisione del Consiglio di Stato che, un anno fa, ha stabilito che il gettito totale delle tasse universitarie non può essere superiore al 20% di quanto ricevuto dallo stato tramite il FFO (il Fondo di finanziamento ordinario). Questo perchè ben 35 atenei su 62 sono risultati fuorilegge, con tasse medie oltre i mille euro annui.

 

Dal 2010 al 2012 questo tetto è stato sforato da moltissimi atenei, compreso quello lombardo, e gli studenti  attendono di essere risarciti. Secondo l’UDU (Unione degli Universitari) in dieci anni, a fronte dei tagli al finanziamento pubblico degli atenei, i bilanci delle università si sono retti sempre più attingendo alle tasche degli studenti e delle loro famiglie. Nelle sole università statali il gettito complessivo della contribuzione a livello nazionale è passato da circa 1 miliardo e 200 milioni a 1 miliardo e 600 milioni: 400 milioni in più.

 

A Lecce le tasse sono più che triplicate: più 207,47 per cento in 10 anni, equivalente a 633,86 euro di aumento. Alla Sapienza di Roma la crescita in dieci anni è stata di 702 euro: più 111 per cento. L’aumento alla Statale di Milano ha toccato 510 euro: più 45 per cento.

 

Firenze è l’unica università italiana con la tassazione in calo nel decennio (-7,45 per cento): dopo una crescita progressiva, l’ateneo ha rivisto la contribuzione studentesca “anche grazie al forte impegno della nostra organizzazione”, sostiene l’Unione degli universitari. L’Udu segnala che i grandi aumenti sono arrivati sotto il governo Berlusconi e con il governo tecnico guidato da Mario Monti.

 

Dati negativi confermati anche dal Rapporto Eurydice sulle tasse universitarie 2017: da noi la quasi totalità degli studenti è soggetta al pagamento delle rette. Rispetto alla Germania, dove non si paga alcun contributo né per una laurea di primo né per una di secondo livello, in Italia ben il 90 per cento degli studenti è costretto a versare le tasse universitarie.

 

Sempre secondo l’UDU, che ha vinto il ricorso a Pavia, tra il 2012 e il 2013 la tassazione media per studente è schizzata da 980,81 euro a 1.017,21 euro, fino a raggiungere i 1.052,86 del 2014. L’ateneo di Pavia è stato condannato a restituire a titolo di contribuzione illegittima oltre 8 milioni di euro così suddivisi: 1 milione e 727mila euro per il 2010, 2 milioni e 168.184 euro per il 2011 e addirittura 4 milioni 143.746 euro per il 2012.

 

Un caso che è, ovviamente, storico, e che potrebbe rappresentare un importante precedente. In tutta Italia, infatti, potrebbero partire ricorsi che metterebbero in discussione tutto il sistema.