Un’università per rifugiati e richiedenti asilo, un’opportunità per chi ha dovuto abbandonare il proprio percorso di studio a causa di guerre, conflitti e persecuzioni e che in questo modo avrà la possibilità di poterlo portare a termine.
È il progetto presentato oggi allo Young International Forum, il salone dedicato al tema dell’internazionalizzazione, della formazione e dell’orientamento, da tre giorni in corso all’ex Mattatoio Testaccio di Roma, alla presenza del presidente della Fondazione educativa ‘Italia Orienta’, Mariano Berriola, e di Maria Amata Garito, rettore dell’università telematica Uninettuno che ha ideato e sta portando avanti il progetto.
‘University for Refugees’ è il primo portale – già disponibile in inglese, francese, italiano e arabo – grazie al quale i rifugiati e migranti iscritti all’università telematica ai corsi accademici potranno assistere alle lezioni di docenti provenienti dai loro stessi Paesi. Oggi alcuni di questi docenti – a causa delle situazioni critiche in cui versano i Paesi di provenienza – non possono più insegnare.
“Siamo molto contenti che Uninettuno abbia scelto proprio lo Yif di Roma per lanciare questa straordinaria iniziativa che non ha soltanto un valore accademico ma soprattutto umano e sociale”, spiega Mariano Berriola, presidente di Italia Orienta.
“Le università devono trovare un nuovo ruolo e una nuova funzione nella società- aggiunge il rettore di Uninettuno, Maria Amata Garito- in un contesto di un mondo interconnesso e globalizzato, in particolare in Europa, che in questo momento sta affrontando uno dei più grandi flussi migratori della storia del genere umano”.
L’ateneo telematico ha messo a disposizione 50 borse di studio per ragazzi titolari di protezione internazionale che potranno iscriversi ai corsi di laurea di Uninettuno e conseguire un titolo di studio riconosciuto in Italia, in Europa e in molti Paesi arabi del Mediterraneo.
Attualmente tra i beneficiari delle borse di studio ci sono ragazzi provenienti da Siria, Afghanistan, Libia, Burundi, Honduras, Niger, Pakistan, Somalia, Eritrea, Palestina. E molti di loro hanno dei profili brillanti: parlano diverse lingue, hanno già conseguito oltre 10 anni di scolarizzazione e, in molti casi, sono già in possesso di un titolo di Laurea triennale o specialistica.