Si parla di alternanza scuola e lavoro ma la si applica a sproposito, mandando i ragazzi a sostituire lavoratori come accaduto in Sardegna dove gli studenti finivano tutti a fare i camerieri.
A dirlo è stato Pierluigi Bersani, a Mestre, a due passi da Venezia, in un incontro pubblico, puntando quindi ancora una volta il dito contro la Buona Scuola approvata dal Governo Renzi.
“Se nel ’68 c’era un mondo che cambiava e i giovani volevano partecipare, oggi – ha continuato Bersani – c’è una generazione che non ha prospettive. La causa è il lavoro che non c’è e sul quale viene addirittura derisa con brevi stage da 300 euro al mese di stipendio”.
“Adesso poi – ha aggiunto l’ex leader del Pd – in un modo o nell’altro torneranno i voucher; questa non è una politica per i giovani e per il lavoro”. “Non si possono trattare i giovani con il loro 38% di disoccupazione – ha sottolineato – pensando di ‘sistemarli’ parlando di sgravi, quando invece ci vogliono investimenti, per questo bisogna cambiare politica economica perché in Europa siamo gli unici che ha una generazione con questo problema”.
Con l’alternanza scuola-lavoro, in teoria, verrebbe introdotto un metodo didattico e di apprendimento sintonizzato con le esigenze del mondo esterno che chiama in causa anche gli adulti, nel loro ruolo di tutor interni (docenti) e tutor esterni (referenti della realtà ospitante).
Dall’anno scolastico 2015/2016, l’alternanza è obbligatoria per gli studenti del terzo anno: le 400/200 ore rimangono comunque un obiettivo del triennio. Dal 2016/2017 l’alternanza è obbligatoria per gli studenti del terzo e del quarto anno. A regime, dall’anno scolastico 2017/2018, saranno coinvolti tutti gli studenti dell’ultimo triennio: circa 1 milione e mezzo.
Prima dell’introduzione dell’obbligatorietà, gli studenti che nell’anno scolastico 2014/2015 hanno svolto esperienze di alternanza, sono stati 270 mila: cifre che corrispondono al 18% del totale degli studenti della scuola secondaria superiore e al 42,3% delle scuole.