pubblico impiego redditi bassiIl rinnovo della parte economica dei contratti dei dipendenti pubblici tratterà con favore chi ha redditi bassi?


 

Ecco quanto sottolinea la titolare della Funzione Pubblica, Marianna Madia, spiegando che è stata avviata la procedura all’Aran dopo oltre otto anni di attesa. La titolare di Palazzo Vidoni spinge per scatti più generosi per i dipendenti che hanno guadagni più bassi e viceversa, con l’obiettivo di ridurre la forbice tra le retribuzioni. Lo scarto oggi sfiora, infatti, i 200mila euro (dai 20mila euro lordi per le qualifiche più basse ai 200-240 mila euro per i dirigenti e alte qualifiche professionali).

 

Complessivamente l’incremento medio economico sarà di 85 euro ma sarà quindi articolato in misura differente a seconda della classe di stipendio percepito. Un meccanismo, ha detto la Madia, alla ‘Robin Hood’, calibrato all’interno delle fasce retributive, cinque o sei, di ogni comparto, in modo da garantire incrementi per tutti, seppure graduati (di più a chi ha meno), in base a parametri certi. Per salvaguardare i redditi che beneficiano del bonus Irpef (80 euro), a rischio di perderlo a seguito degli incrementi, ci sarà, poi, una formula ad hoc. Se non ci fosse un meccanismo di salvaguardia l’incremento contrattuale verrebbe, infatti, eroso dalla perdita del bonus Renzi. Per quanto riguarda la tempistica del rinnovo la titolare di Palazzo Vidoni ha fatto sapere che la procedura dovrebbe concludersi entro Ottobre. 

 

Inoltre, con i nuovi contratti arriveranno alcune novità per tutelare i dipendenti con gravi malattie: «Devono esserci dei giorni nei quali è possibile assentarsi a causa degli effetti collaterali di alcune terapie – ha scritto la ministra Madia su Facebook – senza che queste assenze vengano conteggiate nel monte di assenze massimo consentito dai contratti, come invece accade oggi».

 

 

La platea e le risorse a disposizione

Ad essere interessati nello sblocco dei contratti saranno circa 3,3 milioni di dipendenti impiegati nelle Pubbliche Amministrazioni con un costo stimato nell’ulti­mo Documento di economia e fi­nanza, di 2,8 miliardi di euro. Lo stanziamento dovrebbe essere sufficiente a dare piena attuazione all’intesa raggiunta lo scorso dicembre con la parte sindacale che prevedeva l’erogazione di un aumento contrattuale medio di 85 euro con i rinnovi 2016-2018. Al momento, le risorse disponibili, dopo l’iniezione di fondi messa a punto con la legge di Bilancio 2017, consentono di attribuire un beneficio medio di circa 35,9 euro mensili più altri 10 euro già acquisiti nel 2016. Per centrare gli 85 euro di incremento a partire dal 2018 stabiliti nell’intesa preliminare tra Governo e sindacati occorrono quindi, si calcola, 1,6 miliardi di euro per il pubblico impiego del settore “Stato”, una posta da inserire nella prossima legge di Bilancio.

 

In arrivo il decreto bis sui licenziamenti disciplinari

 

Intanto, a inizio settimana, il decreto bis sui ‘furbetti del cartellino’ dovrebbe ricevere il sì finale dal Consiglio dei ministri. Il testo passerà senza modifiche di sostanza. Il nuovo provvedimento non cambia praticamente nulla rispetto al testo adottato nel 2015 sull’impianto dei licenziamenti immediati per gli illeciti disciplinari individuati in flagranza, ma è stato reso necessario dalla sentenza 251/2016 della Corte costituzionale che ha imposto l’intesa con Regioni ed enti locali per le parti della riforma della Pa relative alle loro competenze. L’ultimo via libera, quindi, serve a blindare le nuove regole, che prevedono la sospensione in 48 ore e il licenziamento in 30 giorni e che senza il correttivo sarebbero state esposte al rischio continuo di ricorsi.