Il tema della sicurezza stradale, anche in ambito urbano, dovrebbe essere trattato con più consapevolezza e serietà. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, il 44% delle vittime di incidenti stradali si verifica tuttora nelle strade urbane. A maggior ragione dunque il rispetto delle regole, stabilite non dai Comuni ma dal Codice della strada, dovrebbe essere un argomento estraneo a polemiche ed interessi di piccolo cabotaggio.
Riguardo le polemiche risollevate nelle scorse ore sui presunti aumenti delle multe nei Comuni italiani, è necessario dunque fare chiarezza su dati e argomentazioni riportate su alcuni organi di stampa e che sono a nostro avviso sconcertanti.
I dati che vengono offerti non rappresentano il reale andamento del fenomeno. Un andamento fotografato tra l’altro dal sistema Siope del ministero del Tesoro e facilmente consultabile in rete, nella sezione relativa agli incassi delle pubbliche amministrazioni.
Ebbene, il dato di riepilogo nazionale Siope riporta circa 1,4 miliardi di euro nel 2016 (non 1,7, come viene erroneamente ripetuto), certificando un livello sostanzialmente stabile nel quadriennio 2013-2016. Altro che aumenti. Anche isolando il dato delle grandi città, gli incassi delle multe si collocano stabilmente intorno ai 535 milioni di euro nell’intero periodo. Emerge nuovamente il fatto che non c’è stato alcun significativo aumento delle multe elevate dalle polizie municipali. I proventi, inoltre, continuano ad essere destinati alla viabilità e alla manutenzione delle strade.
All’origine dell’equivoco c’è forse l’analisi degli “accertamenti” iscritti in bilancio, che nel 2015 hanno visto un aumento a due cifre. La causa? Le nuove regole di contabilizzazione, e non certo una diversa dinamica delle multe, che è rimasta assolutamente identica. La stessa Corte dei Conti, che nel rapporto sulla gestione finanziaria 2015 registrava un aumento degli accertamenti, si premurava di chiarire come il fenomeno fosse “correlato alle nuove modalità di contabilizzazione di tali entrate previste dai principi della contabilità armonizzata”.
Alla luce di questi dati, è inaccettabile che si sia arrivati addirittura a parlare di “trappole” per gli automobilisti, prospettando azioni di class action contro i Comuni, come se ci fosse un’intesa tra i sindaci per applicare in modo illegittimo le norme sulla collocazione e il funzionamento degli impianti autovelox e i limiti di velocità. Ci si attenderebbe da tutti, a partire dalle istituzioni e dagli enti pubblici, un maggiore senso di responsabilità su un argomento così delicato.