149STA00093.jpgLa versione definitiva della riforma del pubblico impiego, che arriverà in settimana al consiglio dei ministri, amplierà i parametri che permettono di candidarsi alla maxi-stabilizzazione dei precari e renderà più flessibili i vincoli sul salario accessorio.


 

Il piano straordinario di assunzioni interesserà quanti hanno maturato almeno tre anni di servizio, anche non continuativi. È questa l’anzianità richiesta per puntare all’assunzione stabile. In questa condizione si troverebbero quasi tutti gli 80mila precari di Stato che, da anni, sono andati avanti con contratti a termine o di collaborazione, prorogati di volta in volta come è accaduto anche per il 2017 con il decreto mille proroghe.

 

 

 

Il capitolo su cui si annunciano le modifiche più importanti riguarda il piano triennale di stabilizzazione previsto per i precari, circa 50mila secondo il governo, che hanno maturato almeno tre anni di anzianità negli ultimi otto. «Eviteremo discriminazioni fra i precari», ha spiegato la ministra Madia, e per centrare l’obiettivo si lavora su più fronti: la possibilità, prima di tutto, di candidarsi alla stabilizzazione anche per chi ha lavorato in amministrazioni diverse da quella che procede all’assunzione, e quella di maturare i tre anni di anzianità entro fine anno (il piano parte il 1° gennaio prossimo) e non alla data di entrata in vigore della riforma.

 

 

Dunque la data a cui fare riferimento, per quanto concerne il possesso dei requisiti per la stabilizzazione, è il 31 dicembre 2017: pertanto chi, alla data attuale, non ha ancora raggiunto 3 anni di servizio, ha tempo sino al prossimo dicembre per maturarli.

 

Secondo il nuovo decreto, nel dettaglio, avranno diritto alla stabilizzazione i seguenti soggetti:

 

 

  • dipendenti pubblici assunti a tempo determinato, purché l’accesso sia avvenuto tramite concorso pubblico e purché possiedano almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativi, negli ultimi 8 anni;
  • lavoratori parasubordinati (anche noti come co.co.co., collaboratori coordinati e continuativi): anche per loro è necessario che l’ingresso nell’amministrazione sia avvenuto sulla base di un concorso pubblico, ed è necessario che abbiano prestato almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativo, negli ultimi 8 anni.