L’obbligo dei vaccini a scuola non serve perché “una legge c’è già” e prevede che “non ci siano più di cinque alunni non vaccinati per classe”. Dunque, basta applicarla.
“Non solo per la scuola dell’infanzia, anche per quella dell’obbligo“. A dirlo è il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a Bologna per un convegno.
Fedeli spiega che gli uffici del suo dicastero, insieme a quelli del ministero della Salute, sono al lavoro per una “circolare congiunta”. Sarà inviata alle scuole per spiegare come gestire la situazione. “Abbiamo fatto un mese e mezzo fa un incontro col ministro Lorenzin- spiega Fedeli- e abbiamo già verificato che esiste una legge dello Stato”.
La norma prevede che “non possono esserci più di cinque alunni non vaccinati in una classe“, spiega Fedeli. Una legge forse un po’ “dimenticata”, che ora si tratta solo di “applicare”. Per questo, spiega il ministro, “dovrebbe uscire una circolare congiunta dei due ministeri esattamente su questo, perché dobbiamo contemplare due diritti fondamentali”. La scuola “non può dire di no a nessuno, ma dobbiamo anche contemperare il diritto alla salute. Quindi stiamo lavorando a questo”.
Secondo Fedeli, infatti, “è un tema molto serio. Nessuno può pensare di non fare entrare un bambino a scuola. Ma nello stesso tempo dobbiamo dotarci di tutte le possibilità, come già fatto in parte da Emilia-Romagna e Toscana, per mettere nelle condizioni le famiglie e i bambini di avere lo spazio di affrontare il tema delle vaccinazioni”.
Per il ministro, è un “tema di responsabilità pubblica e di contemperare due diritti fondamentali: non li metterei mai uno contro l’altro”. Sulla Rete è in corso una vera e propria guerra contro le vaccinazioni. Una campagna senza esclusione di colpi. La frase che fa da copertina alla pagina Facebook è esplicativa: ‘Informati sui danni da vaccino, sapere valutare e decidere per te e per i tuoi figli’.
E ‘Vaccini basta’, scelta da oltre 9mila persone, non è certo l’unica pagina social creata (e seguita) da chi ha scelto di prendere una posizione sulla questione ‘vaccini sì – vaccini no’. Per esempio ‘Vaccini, no grazie’ vanta un suo seguito consistente, oltre 3mila ‘mi piace’ di altrettante persone che dicono di volere “una informazione consapevole”. E poi ancora ‘Quando i vaccini uccidono o creano malattie’ (1.054 mi piace), ‘Liberi dai vaccini’ (2.250). Nei commenti, anche nelle pagine che sono contro i vaccini, evidenti sono confusione e dubbi per chi una scelta deve farla o l’ha già fatta.
Dura la replica da parte di chi è ‘pro’. “L’obiezione alle vaccinazioni è una cosa molto egoista. Nelle sale di attesa di un pediatra un bambino infetto può mietere vittime fra altri bambini, magari troppo piccoli per vaccinarsi. Ad esempio un bambino col morbillo in incubazione può causare seri danni e anche la morte (è successo) a neonati i cui genitori sono incosapevoli che da quel pediatra vanno bambini non vaccinati. Chiunque scelga di non far vaccinare i propri figli è solo un egoista perché non tiene conto dei danni che può arrecare al prossimo”.
Una serie certo non infinita ma sicuramente numerosa di pagine Facebook che sono contro i vaccini. Come non sono quelle ‘pro vaccini’: se si esclude ‘Rete Informazione Vaccini – RIV’, circa 12mila i ‘like’, in tutto sono poche e scarsamente seguite. Dopo i ‘No Tav’ e i ‘No Tap’ arrivano così i ‘No Vax’, che spesso e volentieri sono genitori che hanno scelto di non vaccinare i propri figli.
Come successo nei giorni scorsi, con la proteste di piazza in Emilia Romagna, dove non poche polemiche ha scatenato la scelta della Regione di rendere obbligatori i vaccini per l’iscrizione all’asilo nido. Non hanno votato a favore la Lega e il M5s, che mai ha nascosto la propria contrarietà all’obbligatorietà. Tante mamme e tanti papà hanno manifestato, con bimbi al seguito, circa 500 persone in piazza con slogan e cartelli per dire ‘no’ all’obbligatorietà.
‘Vaccino che non nuoce mostrateci le prove’ e ‘La libertà di cura non cede alla paura’ sono alcuni dei cartelli esposti da chi era per le strade di Modena per esprimere il proprio dissenso.