In occasione del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma una coalizione di organizzazioni, associazioni e reti italiane ed europee ha promosso, fino al 25 marzo, incontri, dibattiti e forum. La mobilitazione si conclude il 25 marzo con un corteo che partirà alle 11 da Piazza Vittorio.
Alla vigilia delle celebrazioni, attivisti di Greenpeace sono entrati in azione stamattina a Roma, aprendo uno striscione di 100 metri quadri dalla terrazza del Pincio, con il messaggio “After 60 years: a better Europe to save the climate” rivolto ai leader europei.
Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima e energia di Greenpeace Italia, spiega: «Vogliamo un’Europa che metta al centro le persone e i non grandi interessi economici, che privilegi i diritti e non i confini, che accolga e non costruisca muri, che punti con più convinzione sull’energia pulita e abbandoni i combustibili fossili. In poche parole, non vogliamo che il sogno europeo finisca alla deriva, ma riteniamo necessari degli urgenti cambiamenti, per un’Europa migliore. I leader europei devono cambiare drasticamente le proprie politiche, per reagire alle complesse sfide lanciate dai recenti cambiamenti globali. Occorre riposizionare le persone al centro del progetto europeo. Per questo ci aspettiamo che i leader riuniti in questi giorni non trasformino questo appuntamento in una sterile passerella, ma affrontino tematiche importanti per tutti noi, come la lotta ai cambiamenti climatici e il superamento dell’era dei combustibili fossili».
Greenpeace fa parte della Coalizione a cui aderisce anche Legambiente che, da parte sua, ricorda che «i capi di stato e di governo saranno tutti a Roma per celebrare la ricorrenza, mentre l’Unione europea rischia di implodere. Le politiche di austerità hanno prodotto disuguaglianze e insicurezza, di cui si giovano movimenti e partiti nazionalisti, reazionari e razzisti. Un patrimonio comune di conquiste e democrazia rischia di essere cancellato. Tornano le frontiere, i muri, i fili spinati, di cui le prime vittime sono i migranti. Per salvare l’Europa dobbiamo cambiarla e rendere credibile un progetto di futuro comune. Vogliamo dimostrare che esiste un fronte ampio, unitario, radicalmente europeista. Per questo una larghissima coalizione sociale e politica, tra cui Legambiente, si è messa insieme per organizzare i tre giorni di mobilitazione. Ha deciso di chiamarsi La nostra Europa. Unita, democratica, solidale».
La presidente nazionale del Cigno Verde, Rossella Muroni, è convinta che «oggi la nostra Europa rischia di implodere su se stessa. Corrosa dal tarlo dei nazionalismi che riemergono e dal semplicismo demagogico di chi fa leva sulle paure della gente in questo periodo di grandi trasformazioni. Imbalsamata dalla miopia di classi politiche incapaci di traguardare le sfide e immaginare un futuro diverso. Un vero incubo. Noi di Legambiente siamo sempre più convinti che la dimensione europea – il sogno europeo – possa e debba rappresentare un fronte reale di cambiamento. L’unico futuro possibile. Un’Europa diversa, che investa sulla componente sociale, che costruisca un’economia forte, giusta e pulita, che si ponga internazionalmente alla guida della lotta al mutamento climatico e affronti le migrazioni non come un pericolo da scongiurare ma come un fenomeno storico ineludibile, da gestire con umanità. Anche per dare nuova linfa, nuove identità e nuove idee a “nonna Europa”, come l’ha definita papa Francesco.
Il Wwf ha promosso insieme ai coordinamenti delle confederazioni sindacali europee e delle ONG di cooperazione internazionale allo sviluppo e con le reti europee delle donne e dei giovani, oltre che con il Movimento Europeo, l’appello “L’Europa che vogliamo: Giusta, Sostenibile, Democratica e Inclusiva” e spiega che «L’obiettivo è incidere sui contenuti della Dichiarazione di Roma che verrà lanciata dalle istituzioni europee e dai 27 Paesi membri dell’Unione il 25 marzo, in occasione della celebrazione dei 60 anni del Trattato di Roma»
Il 25 marzo, quando i leader europei saranno riuniti per celebrare i 60 anni dei Trattati di Roma, le organizzazioni della società civile porteranno il Mediterraneo nel cuore della capitale, sulle acque del Tevere, per una simbolica azione di protesta contro le politiche migratorie dell’Ue e per chiedere un’Europa più umana e accogliente verso chi fugge da guerre, persecuzioni o povertà.
Sul fiume, una imponente installazione riprodurrà l’impatto delle politiche dei muri sulle persone in cerca di sicurezza in Europa. Sul palco, un uomo sopravvissuto al viaggio, Emma Bonino, Luigi Manconi, Gad Lerner, Moni Ovadia, interventi delle organizzazioni promotrici.
La mobilitazione è promossa da tante organizzazioni della società civile impegnate in prima linea sulla migrazione, tra a le altre, Medici Senza Frontiere, Amnesty International, Amref, Arci, Baobab Experience, CIR – Consiglio Italiano per i Rifugiati, Comitato 3 Ottobre, Intersos, Legambiente, MEDU – Medici per i Diritti Umani, R@inbow for Africa – R4A, Save the Children, Sea-Watch, Terre des Hommes. I promotori invitano a partecipare perché «Muri, blocchi e accordi disumani con paesi in Africa, Asia e Medio Oriente condannano persone in cerca di sicurezza a viaggi sempre più spesso mortali o le respingono verso la sofferenza che si sono lasciati alle spalle. Il destino di migranti e rifugiati ci riguarda. La strage nel Mediterraneo deve finire, attraverso l’apertura immediata di canali d’ingresso regolare e protetto. Mostriamo ai leader l’altra faccia dell’Europa, che vogliamo accogliente e solidale».
La Muroni conclude: «Nessun futuro sarà sostenibile se non sarà anche desiderabile. La questione del lavoro e del nuovo welfare, soprattutto per i giovani, è un altro banco di prova per ridurre le disuguaglianze e aprire prospettive di benessere per tutti. E tra i giovani ci sono anche i tanti ragazzi africani e asiatici che qui da noi cercano una speranza di vita. Non servono muri e galere per governare le migrazioni. La definizione di “rifugiato” della Convenzione di Ginevra è ormai inattuale, serve un diritto d’asilo europeo che riconosca protezione a chi fugge da guerre, da povertà, da desertificazione e disastri ambientali. Che riconosca libertà di movimento. Nelle città, vera carta identitaria europea, si gioca gran parte della capacità di cambiamento dell’Europa: dall’innovazione sociale, per la coesione da costruire con le nuove comunità di stranieri, a quella abitativa, con un’edilizia più sicura e che risparmi risorse energetiche e idriche; dall’innovazione culturale, con la rigenerazione del ruolo sociale e comunitario dei quartieri, a quella tecnologica e degli stili di vita, per riconquistare una reale libertà di movimento negli spostamenti urbani. L’Europa è malata, ma noi di Legambiente non vogliamo che si sfasci, perché è la nostra speranza e il nostro futuro»