Il gravissimo scandalo di MPS, la più antica banca ridotta in cenere in meno di un decennio, che per 544 anni aveva resistito a carestie, pestilenze, invasioni barbariche, tsunami, terremoti, ma non è riuscita a sopravvivere a una gestione scellerata, rappresenta solo l’ultimo scandalo di un saccheggio sistematico del pubblico risparmio, una lunga catena di crac e dissesti che negli ultimi 32 anni, ha mandato in fumo 108 miliardi di euro, riducendo sul lastrico oltre 2 milioni di famiglie.
Al 31 dicembre 2005 Mps capitalizzava in Borsa 12,2 mld di euro, e dopo aver rastrellato risorse e pubblico risparmio, con aumenti di capitale per circa 20,5 miliardi di euro per finanziare la sciagurata acquisizione di Antonveneta, costata 9 miliardi di euro nominali (17 mld il conto finale), autorizzata dall’ex governatore di Bankitalia Mario Draghi, con la delibera n.154 del 17 marzo 2008, con operazioni tutte a debito anche tramite strumenti ibridi e bond subordinati, da appioppare al pubblico indistinto, dopo aver bruciato 32,2 mld di euro nel decennio, ha bisogno di ulteriori 9 mld di fondi pubblici per non fallire. MPS è la madre di tutti i crac degli ultimi 32 anni. Dopo crac e dissesti bancari, che hanno bruciato negli ultimi 32 anni, oltre 108 miliardi di euro di sudore e sangue di 2 milioni di famiglie, espropriate e saccheggiate dai sicari dei risparmiatori (48 crac e dissesti monitorati da Adusbef dal 1984 al 2001 con 311 mila coinvolti per 9,7 mld di euro; 1,7 milioni di risparmiatori saccheggiati dal 2002 al 2016, per 98 miliardi di euro) , bisogna istituire la giornata dei ‘funerali del risparmio’, ucciso dai banchieri di sistema con la complicità di Banca d’Italia e Consob, che non sono stati in grado di fifendere i sudati risparmii di milioni di famiglie.
Il doppio dissesto della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, pari a 18,9 miliardi di euro a danno di 210.000 mila azionisti (120.000 BpVi, 90.000 Veneto Banca) tra azzeramento del valore delle azioni (10 miliardi), perdite ultimi 3 anni (per 4 miliardi), aumenti di capitale (4,9 miliardi), è solo l’ultimo anello di una lunga catena di scandali e crac bancari, quali Bipop-Carire (Bruno Sonzogni 2002); Banca Popolare di Lodi (Giampiero Fiorani 2005); Banca Italease (Massimo Faenza 2008); Tercas (Di Matteo & Samorì 2012); Banca Popolare di Milano (Massimo Ponzellini 2012); Carige (Giovanni Berneschi 2014); MPS (Giuseppe Mussari (2013). I Governatori che si sono succeduti in Bankitalia (Fazio, Draghi, Visco), non sono riusciti ad impedire un saccheggio sistematico del pubblico risparmio e la lunga catena di scandali bancari, che hanno messo sul lastrico 2 milioni di risparmiatori (440.000 famiglie solo negli ultimi 12 mesi, 210.000 BpV e Veneto Banca, 130.000 con la risoluzione delle 4 banche Marche, Etruria, Chieti, Ferrara, col decreto del 22 novembre 2015). In 32 anni, dal 1984 ad oggi, 2 milioni di risparmiatori hanno visto evaporare oltre 108 miliardi di euro dei loro investimenti nei crac bancari ed industriali.
Mentre nella prima metà del periodo (cioè fino al 2001) sono stati colpiti 311.750 investitori che hanno perso 18,889 mld miliardi di vecchie lire (9.755 mld di euro), nella seconda metà del periodo (dal 2001 al 2016) l’attività di rapina pianificata del sistema con il concorso dei distratti controllori, in particolare la inadeguata Consob a tutelare il pubblico risparmio (sentenza di Cassazione sul crack Parmalat), ha visto coinvolgere 1.690.750 concittadini per 98.188 milioni di euro, con una evidente azione di rapina pianificata negli ultimi 15 anni, la cui origine può essere datata alla conclusione del processo di privatizzazione degli istituti bancari (1995). Tra le più rilevanti spiccano, dopo MPS, il crac delle banche venete (18,9 mld di risparmi bruciati a 210.000 famiglie), gli scandali Parmalat, 14 miliardi di euro di 175mila concittadini ed altrettanti dei tango bond a 450mila famiglie; Bipop Carire che ha bruciato 6,6 miliardi di euro a 73.500 risparmiatori; il crack Lehman Brothers per 6 mld di euro, i cui bond erano consigliati affidabili da Patti Chiari dell’Abi a differenza dei più solidi Btp, considerati a rischio; il crac di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Carife, costato 4 mld di euro (2,3 anticipati dal Fondo di Risoluzione ed 1,7 mld come prestito garantito da Cassa Depositi e Prestiti per 400 mln; i bond Cirio per 1,3 mld; il crac Deiulemar (800 milioni di euro a danno di 13.000 famiglie di Torre del Greco). In allegato il prospetto dei dissesti in dettaglio.