L’Environmental protection agency Usa ha annunciato i risultati di un’indagine su FCA – Fiat Chrysler, accusando la casa automobilistica di aver violato il Clean Air Act utilizzando dispositivi truccati su più di 100.000 veicoli diesel venduti negli Usa nel 2014, compresi Dodge Ram 1500 pickup trucks e Jeep Grand Cherokees con motore diesel da 3.0 litri.
Questi dispositivi contraffatti avrebbero permesso alla FCA di barare sulle emissioni, consentendo ai suoi veicoli di superare i test di controllo, mentre in realtà, nell’utilizzo quotidiano dei mezzi, avrebbero emesso inquinanti in eccesso rispetto ai limiti statunitensi.
Sembra la riedizione, con qualche variante, del Dieselgate che ha coinvolto prima Volkswagen e poi altre grandi case automobilistiche, ma la la controllata statunitense di FCA N.V. FCA US, respinge l’accuse e in un comunicato si duce «contrariata dal fatto che l’Epa abbia scelto di emettere una “notice of violation” in merito alla tecnologia di controllo delle emissioni impiegata nei motori diesel leggeri da 3.0 litri, modelli 2014-2016, della società».
Sergio Marchionne sembra quasi pensare che il suo “amico” Barack Obama abbia voluto giocargli un brutto scherzo di fine mandato «FCA US intende collaborare con l’Amministrazione subentrante – si legge nel comunicato – per presentare i propri argomenti e risolvere la questione in modo corretto ed equo, rassicurando l’Epa ed i clienti di FCA US sul fatto che i veicoli diesel della società rispettano tutte le normative applicabili. I motori diesel di FCA US sono equipaggiati con hardware di controllo delle emissioni all’avanguardia, ivi incluso la tecnologia selective catalytic reduction (SCR). Ogni costruttore automobilistico deve utilizzare varie strategie per controllare le emissioni al fine di realizzare un equilibrio tra le prescrizioni di EPA relative al controllo delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e le prescrizioni relative alla durata, prestazioni, sicurezza e contenimento dei consumi. FCA US ritiene che i propri sistemi di controllo delle emissioni rispettino le normative applicabili».
Fiat Chrysler contesta la procedura stessa dell’Agenzia ambientale Usa – cosa che all’inizio fece anche Wv, per poi addivenire a più miti consigli – e sottolinea: «FCA US ha speso mesi nel fornire una mole di informazioni all’EPA e ad altre autorità governative e in diverse occasioni ha cercato di spiegare le proprie tecnologie di controllo delle emissioni ai rappresentanti dell’EPA. FCA US ha proposto diverse iniziative per risolvere le preoccupazioni dell’EPA, incluso lo sviluppo di estese modifiche del software delle proprie strategie di controllo, che potrebbero essere immediatamente applicate nei veicoli in questione, per ulteriormente migliorarne le prestazioni in termini di emissioni. FCA US auspica fortemente di poter avere quanto prima la possibilità di incontrare l’enforcement division dell’EPA e rappresentanti della nuova amministrazione, per dimostrare che le strategie di controllo di FCA sono giustificate e pertanto non costituiscono “defeat devices” in base alla normativa applicabile e risolvere prontamente la questione».
Ma la difesa di FCA non convince molto gli ambientalisti, a cominciare da, Michael Brune, direttore della più grande associazione ambientalista Usa, Sierra Club, che ha sottolineato: «Ora, Fiat Chrysler è presumibilmente l’ultima casa automobilistica ad aver messo volentieri la salute delle nostre famiglie in pericolo per barare sui test di emissione. Nessun margine di profitto vale tanto da avvelenare i nostri quartieri con lo smog tossico. Dopo che Volkswagen, Mercedes, Mitsubishi in Giappone, Chevrolet in Europa e diverse altre case automobilistiche hanno ingannato i consumatori, non siamo sorpresi, ma siamo delusi e arrabbiati. Questo inganno è tanto pericoloso quanto lo smog nauseante che questi veicoli si lasciano dietro. I consumatori meritano responsabilità dalle imprese e auto pulite che non facciano ammalare le nostre famiglie. Senza sanzioni severe, e senza fermare o rimuovere i veicoli inquinanti, la gente continuerà a respirare aria più sporca e produttori continueranno a credere poter mettere in pericolo la nostra salute senza subire conseguenze. Ci complimentiamo con l’Epa per aver messo al primo posto la salute e la sicurezza».
Brune conclude: «E’ arrivato il momento che l’industria automobilistica sposti molto più rapidamente la sua attenzione verso i veicoli elettrici, perché senza tubi i scappamento è difficile barare nei test di emissioni dagli scarichi».