Il “magic number” è il 270, cinque o sei gli “swing States”, Stati ballerini e potenzialmente decisivi: cifre da tenere a mente a partire dalle 18 ora italiana, quando il voto a stelle e strisce sarà ormai nel vivo, e poi in Italia soprattutto dall’una di notte, ora “x” per i primi risultati.
Circa 220 milioni di aventi diritto sono chiamati oggi a scegliere il successore di Barack Obama, il primo presidente afroamericano.
Per entrare alla Casa Bianca, il 20 gennaio, la democratica Hillary Clinton o il repubblicano Donald Trump dovranno conquistarsi la maggioranza dei “grandi elettori”.
Nel complesso ne saranno assegnati 538, ma i 51 Stati non valgono uguale: la California e New York, considerati entrambi roccaforti democratiche, ne esprimono rispettivamente 55 e 29. La Florida, uno degli Stati più incerti, come Arizona, New Hampshire, Nevada, North Carolina, Nebraska, Ohio e Iowa, ne vale 29. Il Texas, baluardo repubblicano, 38; Stati del Mid-West come il Kansas, l’Oklahoma o l’Arkansas, ritenuti nell’insieme favorevoli ai repubblicani, meno di dieci. Il principio è che il candidato più votato conquista tutti i grandi elettori dello Stato. Ecco perché nel 2000 l’esito della disputa giudiziaria sulla Florida rovesciò il risultato finale a danno di Al Gore e a favore di George Bush. Equilibri e prospettive, nella notte italiana, si cominceranno a definire attorno all’una.
Tra le quattro e le cinque potrebbe essere chiaro il risultato e verso le sei del mattino è ipotizzabile il primo discorso del vincitore. Sempre che non ci siano Stati “too close to call”, con un equilibrio tale da rendere difficile stabilire chi abbia vinto. Di certo, la campagna è stata all’ultimo voto. Dopo l’appello di Obama in favore della Clinton, ancora ieri sera i due candidati si sono sfidati a distanza. La candidata democratica era a Philadelphia per presentare il suo video “Tomorrow”, racconto di una nuova presidenza che promette politiche “di speranza e inclusive”. Trump era invece a Scranton, in Pennsylvania, dove ha rilanciato le sue accuse al “rigged system”, il sistema corrotto che sarebbe pronto a manipolare i risultati finali. Entrambi guarderanno con apprensione anche le elezioni per il rinnovo dei 435 deputati della Camera dei rappresentanti e di un terzo del Senato. Soprattutto però sogneranno di conquistare il “Bellwether State”, lo “Stato montone”, quello che guida il gregge, dove si afferma (quasi) sempre il vincitore delle elezioni generali. Il più attendibile è il Nevada, che dal 1976 ha indicato il nome del nuovo presidente nove volte su dieci.
Qui di seguito l’infografica con tutto quello che occorre sapere sulle elezioni