Il presidente, Paolo Uggè, denuncia: “da qualche anno, per diminuire l’incidenza del costo del trasporto, si consente che automezzi che portano 108 tonnellate circolino sulle strade nonostante le norme del Codice della strada dispongano in modo diverso”.
“Quei tir rischiano di far crollare i ponti, ma nessuno lo dice”. Questa la denuncia che il presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, fece cinque anni fa “per denunciare pericoli che nessuno aveva saputo o voluto valutare come avrebbero meritato, per denunciare come un ricorso presentato ai giudici del Tar, il tribunale regionale amministrativo del Lazio, pendesse inascoltato da cinque anni”. E che oggi viene ricordata, alla luce di quanto accaduto sulla statale 36. “Occorrerà attendere ancora mesi, anni, bisognerà che qualcun altro resti stritolato sotto un ponte fatto crollare da un mega tir perché qualche magistrato, qualche politico decida finalmente di muoversi?”, si chiede oggi il presidente nazionale di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio. “Da qualche anno, per diminuire l’incidenza del costo del trasporto, si consente che automezzi che portano 108 tonnellate circolino sulle strade nonostante le norme del Codice della strada dispongano in modo diverso.
L’assurdo è che dal 2005 pende un ricorso presso un Tar che fino a oggi non si è pronunciato sulla legittimità di tale interpretazione. Eppure esistono relazioni tecniche attestanti i danni che tali mezzi potrebbero causare. Nessuno però interviene”, osserva Uggè. “Che ci sia qualche interesse particolare da difendere? – si chiede il presidente di Fai Conftrasporto – Chi possiede l’autorità e il potere li utilizzi”.
L’evento tragico è quello del 28 Ottobre: a Lecco è crollato un cavalcavia sulla statale 36, con un tir che ha travolto due auto. Una persona è morta e cinque sono rimaste ferite a causa del cedimento del cavalcavia.