Nell’ambito delle celebrazioni del cinquantennale dell’alluvione di Firenze, si è svolta una giornata di lavoro sul tema della gestione delle risorse idriche a cui hanno preso insieme a Legambiente, istituzioni, imprese, gli operatori del settore e i principali esperti sul tema.
Obiettivo dell’incontro è stato disegnare un quadro delle criticità e delle emergenze da affrontare – dal dissesto idrogeologico alla carenza di risorse idriche, agli effetti dei mutamenti climatici, in particolare in ambito urbano – per elaborare proposte concrete utili ad una seria politica di tutela e gestione della risorsa idrica per il Paese.
Oggi le risorse idriche sono un tema centrale e sempre più collegato alle grandi emergenze che colpiscono il Paese, da quelle idrogeologiche ai problemi connessi con la carenza della risorsa. I cambiamenti climatici in atto e i loro effetti devono, quindi, essere messi urgentemente al centro della fase di pianificazione e valutazione delle politiche e degli interventi, per una corretta gestione delle risorse idriche e richiedono nuove forme di risposta alle emergenze e ai pericoli che incombono sui territori e sulle nostre città.
E’ da queste considerazioni che nasce la giornata di studio e di confronto sulla risorsa idrica, organizzata oggi a Firenze da Legambiente e Progetto Firenze 2016, con la collaborazione della Regione Toscana e il patrocinio del Comune di Firenze e ANBI Toscana. Per fare, insieme a istituzioni, stakeholders, imprese, operatori del settore ed esperti, un quadro delle necessità e delle criticità legate al tema della risorsa idrica in Italia. Ma anche fornire elementi e proposte concrete per una seria politica di tutela e gestione delle risorse idriche su scala nazionale, partendo da suggestioni ed esperienze di buone pratiche esistenti.
“La strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – pone al centro dell’attenzione le risorse idriche e, in particolare, l’importanza di mettere in campo politiche di tutela dell’acqua attraverso diversi strumenti, lasciandoci alle spalle l’approccio che fino ad oggi ha puntato prevalentemente sullo sfruttamento della risorsa. Ora il Piano nazionale di adattamento deve mettere in campo strumenti concreti per la sua gestione, tenendo conto anche delle direttive europee che chiedono di tutelare la risorsa non solo dal punto di vista quantitativo e di riduzione del rischio, ma anche di conservarla in buono stato attraverso la preservazione degli ecosistemi lacustri, fluviali e le falde sotterranee”.
L’urgenza di mettere in campo queste azioni è dettata dagli eventi che continuano a susseguirsi su tutto il territorio nazionale. Anche il 2015 infatti si è chiuso confermando il trend di aumento delle temperature, e ha visto, come accaduto di frequente negli ultimi anni, l’alternanza di eventi estremi di precipitazione, sempre più localizzati nello spazio e nel tempo, e periodi di siccità che sempre più spesso hanno messo in crisi anche le regioni del nord del Paese. Nel febbraio 2016 il CREA (Consiglio di ricerca per l’agricoltura e l’economia agraria), stimava l’assenza di 18 milioni di metri cubi (il 7% in meno rispetto alla media) nei 31 invasi piemontesi e livelli di riempimento bassi in tutti i grandi laghi del nord oltre che portate minime per il Po, la cartina di tornasole dello stato di tutte le risorse idriche in area Padana. Lo stesso anno, il 2015, ha visto anche frane alluvioni ripetersi lungo tutto il territorio nazionale, causando 18 vittime, 1 disperso e 25 feriti e 3.694 persone evacuate o senzatetto. Eventi che hanno coinvolto 19 regioni, 56 province, 115 Comuni e 133 località. Considerando il periodo 2010-2014 le vittime sono state 145 con 44.528 persone evacuate o senzatetto, con eventi che si sono verificati in tutte le Regioni italiane, nella quasi totalità delle province (97 quelle coinvolte) e in 625 Comuni italiani per un totale di 880 località colpite (dati Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del CNR). Siccità e piogge, secondo una stima della Coldiretti, nel periodo tra il 2003 e il 2012 hanno procurato danni alla produzione agricola, alle strutture e alle infrastrutture, per complessivi 14 miliardi di euro. Oltre ai danni diretti alle persone, questo andamento meteorologico legato al cambiamento climatico comporta disagi a molti settori produttivi, a cominciare da quelli che maggiormente dipendono dalle risorse idriche, come l’agricoltura.
“La sfida si può vincere solo lavorando tutti assieme – commenta Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – mettendo in campo piani innovativi, che sappiano coinvolgere, fin dalla loro stesura, i diversi attori (pubblici e privati, istituzioni e terzo settore, tecnici ed esperti) per perseguire l’obiettivo di ridurre i prelievi, e al tempo stesso i carichi inquinanti, e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sul territorio e sulla risorsa idrica. Per questo, riteniamo urgente la definizione di misure più efficaci, armonizzando e coordinando i tanti livelli di pianificazione oggi esistenti per tutelare la risorsa idrica, ridurre il rischio idrogeologico e garantire l’accesso all’acqua anche alle generazioni future”.
Cos’è Progetto Firenze 2016
Nel Cinquantesimo Anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966, oltre un centinaio di Enti e organizzazioni (pubbliche e private) hanno aderito al Progetto Firenze 2016 e cooperano a progettare e realizzare una svolta nell’affrontare le problematiche del rischio idraulico e complessivamente le questioni ambientali. L’anniversario dunque non solo per ricordare ma occasione per prepararci ad un futuro che appare incerto e rischioso.
I primi tre anni di attività del Progetto hanno permesso di raggiungere dei risultati in termini di raccolta della memoria, di ripresa della ricerca e della documentazione sull’evento alluvionale del 1966 e di monitoraggio dell’Arno, in particolare del tratto urbano di Firenze.
Numerosi progetti sono stati predisposti per il post anniversario e hanno come obiettivo di continuare le azioni in corso e di proporre alla comunità internazionale, sempre di più impegnata sui temi della resilienza dei sistemi urbani e ambientali, Firenze e la Toscana come un punto di riferimento per le azioni e la sperimentazione di approcci innovativi in particolare sulla resilienza delle città d’arte alle catastrofi naturali.
Il Comitato è co-presieduto dal sindaco di Firenze Dario Nardella e dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, anche per dare al Progetto la necessaria piena dimensione regionale. Infatti, i tre quarti delle aree di pianura della Toscana furono alluvionate nel 1966 e la ricorrenza sarà ricordata in molti centri colpiti. Per ulteriori info, consultare il sito: www.firenze2016.it