sprechi energia petizioneIeri una vecchietta ci ha chiamato allarmata dalla notizia che Enel ed Acea non esistevano più. La domanda sollevata dalla signora riguardava la futura fornitura di energia, nel caso in cui la notizia sentita fosse stata vera, e  la preoccupazione derivante dall’eventuale rischio di restare senza corrente elettrica.

 

Facciamo chiarezza.

 

Il mercato elettrico ha 37 mln di clienti, 11 mln nel mercato libero (80% quota energia), 26 miln mercato maggior tutela (20% quota energia) , ci sono 123 imprese di distribuzione e 350 imprese di vendita.

 

Il mercato del gas ha 22 mln di clienti, 18,5 mln di clienti domestici, 1 mln e 400.000 utenze commerciali e piccole medie imprese; 230 imprese di distribuzione e 400 imprese di vendita.

 

Tra gli operatori del gas e dell’energia, ENI, Enel, Acea, A2A, Iren, GDF SUEZ (oggi ENGIE) sono sicuramente i più conosciuti dai consumatori. Acea è monopolista su Roma; Iren sull’ Emilia Romagna; Enel è monopolista dell’85% delle rete, mentre il restante 15% è costituito dai distributori A2A, ACEA e i tanti piccoli operatori locali spesso corrispondenti con le municipalizzate.

 

In molti casi, essi si occupano non solo della vendita, ma anche della produzione e della distribuzione di elettricità e gas, ovvero delle diverse fasi che compongono la filiera energetica e intercorrono tra la produzione ed il consumo da parte del cliente finale.

 

Per informare bene i consumatori , è necessario chiarire la differenza tra produzione, distribuzione e vendita.

 

La produzione di energia e di gas, in Italia, è libera e consiste solo nella produzione della materia prima. Mentre tutti possono produrre energia, anche il singolo consumatore che installa ad esempio un pannello solare sul proprio tetto, la distribuzione, che è l’ultima fase nel processo di consegna dell’elettricità all’utente finale, consiste nel gestire i cavi, i pali o i tubi, e nel leggere i contatori e provvedere alla loro manutenzione o sostituzione, è una prerogativa che spetta soltanto ai distributori.

 

La vendita, invece, consiste nello stipulare un contratto con un’utenza qualsiasi. Differisce, poi, se il venditore opera nel libero mercato, in cui il contratto stipulato tra le parti, stabilisce prezzo e condizioni, oppure nel mercato di maggior tutela, dove le condizioni economiche e contrattuali sono regolate dall’Autorità, non solo per quanto riguarda la distribuzione e il trasporto dell’energia (come avviene anche per il mercato libero), ma anche per il prezzo di compravendita dell’energia dal produttore al cliente finale.

 

Per semplificare nella bolletta le voci saranno così distribuite:

 

 

  • Spesa per la materia gas naturale (sarebbe la PRODUZIONE e VENDITA)
  • Spesa per il trasporto e la gestione del contatore (corrisponde con la DISTRIBUZIONE)
  • Spesa per oneri di sistema (corrisponde in parte con la distribuzione e con il dispacciamento)
  • Imposte e IVA (le immancabili TASSE)

 

 

Facciamo un esempio pratico, ENEL che prima delle famose liberalizzazioni “fantasma”, aveva un unico nome e si occupava delle varie fasi, oggi è suddiviso in:

 

La produzione : Enel Produzione

 

La Distribuzione: Enel Distribuzione (da poco E-distribuzione)

 

La vendita sul libero Mercato: Enel Energia

 

La vendita sulla maggior tutela: Enel servizio elettrico che a Gennaio diventerà Servizio Elettrico Nazionale

 

Ora si assiste a un cambiamento di nomi soprattutto per gli operatori che fanno anche distribuzione e operano su entrambi i mercati, libero e tutelato.: Enel Distribuzione diventa e-distruzione, Acea distribuzione a-distribuzione, A2a Distribuzione diventa UNARETI, GDF Suez è diventata Engie.

 

Perché gli operatori stanno cambiando nome? Un po’ per il gioco delle tre carte e un po’ per nascondere, in nome della concorrenza e del mercato, evidenti conflitti d’interesse. Ma se vogliamo fare i buoni, questa trasformazione avviene per un motivo ben preciso. Le direttive europee, obbligano gli operatori energetici, attraverso l’unbundling, a separare tutte le attività aziendali. Di conseguenza, vendita e distribuzioni devono essere separati, non possono risiedere nello stesso soggetto aziendale, non importa se paradossalmente si trovano, poi, negli stessi uffici ( come avviene per Enel, Acea, Hera e Iren).

 

Le varie aziende, essendo un unico soggetto aziendale, hanno pensato dunque di cambiare nome per continuare a svolgere le varie attività senza scontrarsi con le direttive dell’Unione Europea.

 

Dichiara Luigi Gabriele- Affari istituzionali di CODICI – Questo genera confusione nel consumatore che si chiede se quell’operatore continuerà ad esistere o cosa comporta il cambio di denominazione, ma soprattutto viola la concorrenza e il mercato aggirando le regole.

 

La realtà è che per il momento non cambia niente, a parte il nome, ma è ovvio che, a lungo andare, ci saranno delle forti ripercussioni sul consumatore finale. E’ necessaria una campagna informativa molto ampia, per evitare dubbi nel consumatore, ma più di tutto serve che il DDL Concorrenza non venga approvato perché potrebbe generare conseguenze negative per i consumatori finali, con un forte aumento delle bollette dell’energia elettrica e del gas, e una migrazione massiva da un mercato all’altro senza l’espressa volontà dei consumatori, vittima di una scelta obbligata.

 

Quel che appare vergognoso è come le aziende, che da una parte chiedono l’abolizione del mercato di tutela, si apprestino a cambiare nome ingannevolmente per continuare a svolgere e a trarre benefici da tutte le attività del settore energetico chiamandosi addirittura Servizio Elettrico Nazionale.