Nel piano del governo per l’innovazione delle imprese è prevista un’agevolazione sulle rendite finanziarie degli investimenti a medio/lungo termine. La detassazione sul capital gain sarà realtà, a due anni e mezzo da #StartupNOtax, battaglia condotta da EconomyUp su questo tema. È uno dei provvedimenti che emerge dall’atteso piano del governo per l’Industria 4.0 presentato ieri 21 settembre dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali del nostro Paese e che dovrebbe entrare nella prossima legge di stabilità.
Il piano punta a mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi, 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0 e 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage. In particolare al suo interno ci sono almeno 6 provvedimenti a carattere finanziario che riguardano direttamente l’ecosistema italiano delle startup e delle pmi innovative. (Qui il documento che sintetizza il piano Industria 4.0 del governo)
Tra questi, appunto, l’agevolazione fiscale mediante detassazione sul capital gain su investimenti a medio/lungo termine: richiesta al centro di una campagna lanciata nella primavera del 2014 da EconomyUp con l’hashtag #StartupNOtax.
Tutto era partito dall’annuncio del premier Matteo Renzi di voler alzare la tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% per tutte le imprese indistintamente. Il 25 marzo 2014 EconomyUp ha lanciato una proposta, alla quale hanno prontamente aderito vari e prestigiosi rappresentanti dell’ecosistema dell’imprenditoria innovativa, per evitare che l’aumento della tassazione sul capital gain colpisse anche le startup. Motivo: avrebbe rischiato di penalizzare un settore imprenditoriale innovativo ancora giovane ma già in grado di dimostrare di poter funzionare e produrre reddito.
Ad aprile 2014 l‘intergruppo per l’innovazione, formato da vari parlamentari tra cui Stefano Quintarelli (Misto) e Antonio Palmieri (Fi), ha annunciato che avrebbe presentato un emendamento per modificare il decreto legge sulla Spending review, dove era stabilito che l’aliquota sul capital gain salisse al 26%, e di introdurne una al 12,5% per le startup, cioè allo stesso livello dei rendite sui Bot. L’emendamento è stato presentato e respinto.
Nel frattempo è diventata legge l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. A maggio scorso, però, c’è stato un primo segnale di ripensamento: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato un decreto per prevedere meno tasse per i capitali che andranno su Pmi e startup.
Decreto che, evidentemente, è in qualche modo confluito nel grande pacchetto del piano Industria 4.0. Battaglia vinta, dunque, non solo per EconomyUp ma anche e soprattutto per tutte le startup che, in questo modo, verranno indirettamente favorite nella crescita.
In tutto, come dicevamo, i provvedimenti a favore dell’ecosistema sono almeno sei.
♦Detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione di euro in startup e piccole e medie imprese innovative
♦Assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi 4 anni
♦PIR – Agevolazione fiscale mediante detassazione capital gain su investimenti a medio/lungo termine (di cui si è parlato sopra)
♦Programma “acceleratori di impresa”: finanziare la nascita di nuove imprese con focus Industria 4.0 con combinazione di strumenti agevolativi e attori istituzionali (CDP)
♦Fondi di investimento dedicati all’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico (CDP)
♦Fondi VC dedicati a start-up dell’Industria 4.0 in co-matching (CDP / Invitalia)
Come si vede, per gli ultimi 3 punti del piano, in realtà, il governo prevede il supporto di Cassa Depositi e Prestiti. Per la parte del piano dedicata al Venture Capital, oltre a Cdp l’esecutivo prevede il coinvolgimento di Invitalia. Sotto altri provvedimenti che interessano imprenditoria, innovazione, ricerca e Made in Italy.
RIFINANZIAMENTO DEL FONDO DI GARANZIA – Un altro provvedimento che interessa da vicino le giovani aziende è la riforma del Riforma del Fondo centrale di garanzia, agevolazione del Ministero dello sviluppo economico (Mise) per le piccole e medie imprese (pmi) e per le startup, in base al quale lo Stato si fa garante di una quota del prestito (fino all’80%) erogato dalle banche alle attività imprenditoriali. A fronte di un impegno da parte dei privati, quindi in questo caso delle banche, per 22 miliardi di euro, il governo si impegna a rifinanziare questo strumento con 900 milioni di euro.
CREDITO D’IMPOSTA ALLA RICERCA – Altra misura importante è il rafforzamento del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo: il limite di credito massimo per beneficiario passerà da 5 milioni a 20 milioni di euro e sarà incrementata da 25 al 50% l’aliquota previste per le spese interne (rimane invece meccanismo di calcolo incrementale).
INVESTIMENTI PER IL MADE IN ITALY – La soluzione prevista dal nuovo piano nazionale Italia 4.0 si basa su investimenti su “catene digitali” di vendita e incrementi nel supporto alle Pmi, attraverso centri tecnologici, formazione e workshop per sostenere il Made in Italy. Il governo intende finanziare con 100 milioni per mobilitarne 1 miliardo.