Sfiorata la vetta dei 160 miliardi di euro evasi nel settore dell’imposta sul valore aggiunto nei 28 Paesi membri dell’Unione. Per fortuna nel 2014 il gap dell’Iva in Europa è sceso complessivamente di 2,5 miliardi di euro (in percentuale segna un -1,5%).
E la positiva, seppure lieve, flessione avviene nell’anno in cui vengono introdotte alcune novità statistiche (determinate dal passaggio in Eurostat da ESA95 al nuovo sistema ESA10) che hanno modificato le stime precedenti. In seguito all’introduzione della nuova metodologia, infatti, Bruxelles ha rivisto tutte le stime dell’evasione Iva relative agli anni passati (2010-2014). Per alcuni Stati, come l’Irlanda, le stime sono state riviste per lo più al rialzo, per altri (è il caso dell’Italia) quasi tutte le stime sono state invece riviste al ribasso (vedi tabella A2 del rapporto riprodotta in questo articolo).
Il tax gap complessivo europeo nel 2013 è stato così nuovamente misurato in 161,4 miliardi di euro (mentre precedentemente il dato era valutato nell’ordine dei 168 miliardi). La conseguenza è che la stima di mancate entrate Iva nell’Europa a 26 nel 2014 (158,9 miliardi) è scesa dell’1,5% (anziché del 5%).
Tenendo conto dei dati relativi alla Croazia (non inclusa nelle precedenti indagini) il gap europeo del 2014 ammonta invece a 159,5 miliardi di euro. Oggi, è il cruccio espresso dalla Commissione nel rapporto, per arrivare a poter considerare tutti e 28 gli Stati membri mancano solo i dati di Cipro (ancora non sufficientemente completi e attendibili a livello statistico).
L’andamento delle entrate e l’oscillazione del gap
Per quanto riguarda le entrate comunitarie nel settore dell’imposta indiretta per eccellenza, l’analisi di Bruxelles ha individuato un miglioramento per i conti europei del 4% rispetto al 2013. Il gettito Iva è infatti passato da 934 a 1.130 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le stime dei Vat gap nazionali, la maggioranza degli Stati membri ha registrato un miglioramento delle proprie performance. In linea generale, comunque, sono otto i Paesi membri dell’Ue che hanno registrato un aumento del tax gap stimato, dimostrando di non avere strumenti sufficienti per aggredire l’evasione Iva. Per gli altri invece ci sono state diminuzioni più o meno marcate.
Se si guarda il rapporto percentuale di quanto si stima viene evaso in Europa rispetto alla stima di quanto dovrebbe essere l’incassato, il podio per i gap più bassi è detenuto dalla Svezia (1,24%), dal Lussemburgo (3,8%), e dalla Finlandia (6,92%). Il podio dei gap più elevati registrati nel Vecchio continente è detenuto invece dalla Romania (37,89%), seguita dalla Lituania (36,84%), e da Malta (35,32%).
Le notizie positive che ci riguardano più da vicino sono che in Italia sono aumentati sia il gettito Iva (del 2,43%) che la compliance relativa a questo tributo (del 3,17%), mentre in termini assoluti il gap nazionale è diminuito di 2 miliardi. Nel complesso, infatti, nel 2014 l’Italia ha perso 36,8 miliardi a causa dell’evasione Iva, mentre nel 2013 la mancata riscossione dell’imposta sul valore aggiunto ammontava a 38,8 miliardi (dati in linea con le nuove stime di ESA10).
Nel rapporto (dal titolo “Study and Reports on the VAT Gap in the EU – 28 Member State”) viene presa in considerazione finalmente anche la Croazia, non inclusa nelle precedenti indagini. Cipro adesso risulta essere l’unico Stato membro a non avere informazioni statistiche nazionali sufficientemente complete, per permettere un confronto statistico definitivo a 28.
Il gap più basso in valori assoluti è stato registrato in Lussemburgo, per un importo di soli 147 milioni di euro di Iva evasa.
Il giudizio della Commissione
“Gli Stati membri perdono decine di miliardi di euro di gettito Iva non riscosso, è inaccettabile”, ha commentato Pierre Moscovici, commissario Ue per gli Affari economici e finanziari, attaccando duramente l’inerzia dello status quo dei membri dell’Unione di fronte ai problemi causati dalle frodi Iva. “Gli Stati”, ha continuato il commissario Moscovici “devono accordarsi in fretta su un sistema europeo comune in grado di affrontare le frodi Iva”.
In pratica, i 28 potrebbero seguire i passi indicati nel piano d’azione presentato dalla Commissione lo scorso aprile (Action Plan on VAT – Towards a single EU VAT area), e trovare un accordo per dare il via libera a un regime che regolamenti in maniera definitiva gli scambi transfrontalieri nel territorio dell’Unione europea.
Nel 2017 Bruxelles prevede di presentare ulteriori proposte per rendere effettivo il principio della riscossione dell’Iva negli scambi transfrontalieri. Secondo la Commissione, il nuovo sistema dovrebbe ridurre le frodi transfrontaliere dell’80% (per un importo recuperato a tassazione di circa 40 miliardi di euro). Il danno erariale complessivo causato da queste frodi viene stimato infatti in 50 miliardi di euro l’anno.