sentenza corte UELa decisione trae spunto da due ruling fiscali con cui l’Irlanda avrebbe avallato un meccanismo elusivo che ha consentito alla multinazionale di evitare la tassazione della maggior parte degli utili realizzati all’interno dell’intero mercato europeo, aggirando di fatto le norme comunitarie in materia di concessione degli aiuti di Stato. Con un comunicato stampa Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha dichiarato che “gli Stati membri non possono concedere vantaggi fiscali a determinate società e non a altre: tale trattamento è illegale ai sensi delle norme Ue sugli aiuti di Stato. L’indagine della Commissione ha portato a concludere che l’Irlanda ha concesso vantaggi fiscali illegali che hanno consentito alla società di versare per lunghi anni molte meno imposte di altre imprese. Il trattamento selettivo di cui ha goduto ha infatti permesso alla società Usa di pagare sugli utili europei un’aliquota effettiva dell’imposta sulle società pari all’1 per cento nel 2003, scesa poi fino allo 0,005 per cento del 2014.” La Commissione europea ha condannato la multinazionale americana a rimborsare al fisco irlandese imposte non versate per un ammontare complessivo pari a 13 mld di euro.

 

La struttura fiscale della società Usa in Europa – L’indagine è stata avviata nel giugno del 2014 e ha preso le mosse da due ruling fiscali emanati nel 1991 e nel 2007 dall’Irlanda, che impattavano direttamente sulle modalità di determinazione del reddito imponibile di due società di diritto irlandese, la Sales International e la Operations Europe, detenute al 100% dalla casa madre statunitense. Le due società del gruppo hanno come core business, rispettivamente, la vendita di tutti prodotti della società e la fabbricazione di alcune linee di computer nel mercato europeo. In virtù di un accordo di ripartizione dei costi, le controllate effettuavano versamenti annuali a favore della casa madre per finanziare le attività di ricerca e sviluppo negli Stati Uniti per conto delle società irlandesi: tali versamenti erano qualificati come costi e dedotti dal reddito imponibile in Irlanda. La società ha organizzato le vendite in Europa in modo tale che i clienti acquistassero i prodotti direttamente da Sales International in Irlanda invece che dai negozi che li vendevano materialmente. In questo modo tutti gli utili realizzati all’interno del mercato europeo erano registrati in Irlanda.

 

Gli utili al di fuori dell’Irlanda – I ruling contestati dalla Commissione europea legittimavano le società ad assegnare artificiosamente la maggior parte degli utili al di fuori dell’Irlanda, ad una “sede centrale”. Tale sede non era ubicata in nessun Paese, non aveva dipendenti ed uffici propri e la cui attività consisteva esclusivamente in sporadiche riunioni del consiglio di amministrazione, riguardanti la distribuzione dei dividendi, questioni amministrative e di tesoreria. In ragione di una norma vigente in Irlanda (ora abrogata) gli utili assegnati alla “sede centrale” non subivano alcuna tassazione, in nessun Paese. Nel 2011, ad esempio, a fronte di ricavi conseguiti dalla Sales International per 16 miliardi di euro, soltanto 50 milioni sono stati assoggettati a tassazione, rimanendo esclusi i restanti 15,95 miliardi di euro. Un tale livello di tassazione corrisponde a un’aliquota effettiva dello 0,05%, che nel corso degli anni si è ridotta ulteriormente, fino a scendere allo 0,005% nel 2014. I medesimi ruling fiscali hanno consentito alla Operation Europe di beneficiare dell’analogo regime fiscale agevolativo.

 

L’indagine della Commissione –  In linea generale la Commissione europea controlla che gli Stati membri non contravvengano al principio di libera concorrenza, anche attraverso l’approvazione diruling fiscali finalizzati a concedere trattamenti di favore a beneficio esclusivo di alcune società, e monitora eventuali fenomeni di profit shifting. Oggetto specifico dell’indagine sulla società americana riguarda i due ruling consecutivi emanati dall’Irlanda, che approvavano il metodo di assegnazione a livello interno degli utili delle due società irlandesi, riconducibili alla casa madre con sede negli Usa. Dall’analisi è emerso che il metodo utilizzato dalla società americana (e avallato dal fisco irlandese) è privo di giustificazione fattuale ed economica e che soltanto la Sales International e la Operation Europe disponevano delle capacità necessarie per generare reddito, rispettivamente, dalla distribuzione dei prodotti della società e dalla produzione di alcune linee di computer per il gruppo.

 

Di conseguenza tutti gli utili dovevano essere tassati in Irlanda. Alla luce di tale analisi, pertanto, la conclusione della Commissione è che i ruling avallavano un’assegnazione artificiosa degli utili di vendita, dalle due filiali irlandesi alle rispettive “sedi centrali”, evitando di fatto la tassazione e consentendo al gruppo Usa di eludere le imposte sulla quasi totalità degli utili prodotti dalle vendite dei prodotti nell’intero  mercato europeo. La Commissione ha precisato che le imposte che l’Irlanda deve recuperare dal 2003 al 2014, pari a 13 miliardi più interessi, verrebbero ridotte nell’ipotesi in cui altri Stati membri dovessero imporre alla società americana di versare maggiori imposte sugli utili prodotti da Sales International e Operation Europe. Questa decisione della Commissione, al pari delle altre, può essere impugnata dallo Stato membro davanti agli organi giurisdizionali dell’Unione europea. In tale ipotesi, l’Irlanda avrebbe comunque l’obbligo di recuperare le imposte non versate ma potrebbe, ad esempio, depositare l’importo su un conto di garanzia in attesa dell’esito del procedimento.