Un altro punto a favore dell’Ocse nella partita contro le pratiche elusive delle multinazionali. Al recente meeting di Kyoto (30 giugno – 1 luglio), l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha continuato a cavalcare l’onda lunga dello scandalo dei Panama Papers per dare slancio ai suoi piani di trasparenza globale, primo fra tutti il progetto Beps (Base erosion and profit shifting) patrocinato dal G20.
Alla riunione in Giappone hanno partecipato 82 giurisdizioni (26 Paesi per la prima volta assoluta) con il compito di porre le basi per la costituzione di unframework inclusivo sul Beps e “forgiare insieme le norme fiscali internazionali su condizioni di parità”.
“Oggi diamo il via a una nuova era nella tassazione internazionale”, ha dichiarato Pascal Saint-Aman, direttore del Centro per le politiche fiscali dell’Ocse, per poi aggiungere: “attraverso la loro partecipazione al processo decisionale, i membri del framework inclusivo avranno ora una diretta influenza nel plasmare le norme fiscali internazionali per contrastare le pratiche di erosione della base imponibile e di spostamento dei profitti”. Nel corso del vertice di Kyoto, lanciato lo scorso febbraio al G20 di Shangai, cinque nuovi Paesi hanno deciso di firmare l’accordo multilaterale per lo scambio di informazioni fiscali Paese per Paese (il Cbc Multilateral Competent Authority Agreement). Grazie alla firma di Argentina, Cucacao, Georgia, Corea del Sud e Uruguay, le giurisdizioni aderenti sono arrivate così a quota 44. Questo accordo multilaterale consentirà a tutti i firmatari di avviare lo scambio automatico su base bilaterale dei rapporti stilati Paese per Paese (i Country by Country report). Lo scopo dell’accordo, infatti, è permettere alle amministrazioni fiscali di disporre di tutte le informazioni su come le multinazionali strutturano le proprie operazioni transnazionali, assicurando contemporaneamente la riservatezza di questa banca dati.
Un altro passo verso la nuova lista nera
La perdita di entrate erariali causata dalle pratiche elusive delle grandi imprese è stimata al ribasso tra i 100 e i 240 mld di dollari all’anno. Proprio sulla base di queste stime, preoccupanti soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, il summit di Kyoto ha portato avanti la discussione sui criteri da sottoporre al G20 affinché possa eventualmente compilare una nuova “black list” di Stati non cooperativi.
In ogni caso il mandato del framework si concentrerà innanzitutto sulla revisione dei quattro standard minimi del progetto Beps. A Kyoto, però, i partecipanti hanno già iniziato il lavoro per intraprendere la definizione degli standard sulle questioni in sospeso riguardanti la tassazione dei gruppi di imprese, tra cui le materie dei prezzi di trasferimento (Transfer pricing) e della deducibilità degli interessi.
Come è nato il gruppo di lavoro
Un forum “allargato” nato su proposta del Comitato per gli affari fiscali (Cfa) dell’Ocse, che per la prima volta coinvolge Paesi avanzati ed emergenti o in via di sviluppo su base paritaria. Questo ilconcept alla base del nuovo organismo multilaterale, che permetterà a tutte le giurisdizioni interessate di partecipare come Beps Associates in un’assemblea che costituisce una sorta di prolungamento del Cfa. Con la veste di Beps Associates, gli aderenti lavoreranno in condizioni di parità con i membri dell’Ocse e del G20 con il compito di definire gli standard del Progetto Beps, nonché di procedere alla revisione e al monitoraggio dell’attuale pacchetto di misure sul Base erosion and profit shofting.
Lo stato dell’arte e l’endorsement del Giappone di Shinzo Abe
“Siamo qui per iniziare il nostro viaggio collettivo verso un sistema internazionale di tassazione più giusto e trasparente”, ha dichiarato il Ministro delle Finanze giapponese Taro Aso, aggiungendo che si tratta di un “meeting di significato storico” per il coinvolgimento di molti Paesi emergenti. Trentasei Paesi e giurisdizioni hanno aderito formalmente al nuovo gruppo di lavoro e si sono impegnati ad attuare il pacchetto Beps, portando a 82 il numero totale dei paesi e giurisdizioni che partecipano al progetto. Altri 21 paesi e giurisdizioni, che hanno partecipato al meeting di Kyoto, potranno decidere in seguito se aderire al framework.