parcheggioOstruire il passaggio a un’altra auto, parcheggiando in modo incivile tanto da non lasciarla passare, fa scattare il reato di violenza privata. A dirlo è una sentenza della Corte di Appello di Palermo con una recente sentenza che riprende un filone ormai costante in giurisprudenza, a carico di chi blocca l’uscita o l’entrata da o per un garage, un cancello, un box auto, l’ingresso a un cortile, un edificio ecc…

 

Con sentenza del 20.6.2014 il Tribunale di Palermo, in composizione monocratica, ha dichiarato Gi.Um. colpevole del reato di violenza privata – commesso il 20.10.2011 – e l’ha condannato alla pena di mesi sei di reclusione nonché al risarcimento del danno in favore della parte civile ed al pagamento della provvisionale di Euro 5.000,00. Avverso la sentenza ha proposto appello il difensore dell’imputato, che – con il primo motivo – ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato, prospettando che l’imputato non avrebbe opposto un rifiuto reiterato alla richiesta della sorella di liberare l’accesso, spostando le autovetture, che erano nella sua disponibilità, come sarebbe stato confermato dal maresciallo Co.Ca. in relazione alla presenza di animali, nel cortile, che avrebbero impedito il passaggio alla persona offesa.

 

Non sarebbe stata tenuta in debito conto la dichiarazione dell’imputato, secondo il quale anch’egli era stato impossibilitato a parcheggiare le autovetture di sua proprietà, a causa della costruzione abusiva di un magazzino ad opera della sorella, che aveva, perciò, maturato rancore nei confronti del germano.

 

Con il secondo motivo dell’atto di gravame è stata chiesta l’assoluzione perché il fatto non sussiste, prospettando che non sussisterebbe l’elemento della violenza.

 

Quanto al trattamento sanzionatorio è stato prospettato il non grave disvalore del fatto, che avrebbe dovuto imporre anche la concessione delle circostanze attenuanti generiche, tenuto conto del fatto che l’imputato si sarebbe attivato nello spostare l’autovettura dopo la richiesta della sorella.

 

In allegato il testo della Sentenza.