scioperoÈ stata anticipata al 20 maggio la data di effettuazione dello sciopero annunciato nel corso della manifestazione del 28 aprile in piazza Montecitorio e che coinvolgerà, per l’intera giornata, tutto il personale della scuola (docenti, personale ATA e dirigenti). Lo hanno deciso questa mattina i segretari di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal; la scelta ha tenuto conto che il 23 maggio si ricorderà in tutta Italia il tragico evento della strage di Capaci e che saranno numerose le iniziative di commemorazione promosse nelle nostre scuole.

 

Le motivazioni dello sciopero, legate al mancato avvio delle trattative per il rinnovo del contratto e alle numerose emergenze del settore, soprattutto quelle legate all’applicazione della legge 107/15, saranno illustrate in modo dettagliato in una conferenza stampa che i sindacati convocheranno nei prossimi giorni.

 

Tutti i lavoratori della scuola incroceranno le braccia per l’intera giornata. E con un mucchio di ragioni. La prima è il contratto collettivo, fermo da 7 anni, senza il quale il potere d’acquisto di chi lavora nella scuola si è ridotto di circa 220 euro mensili. E ancora il Governo si ostina a negare lo stanziamento necessario, nonostante avesse annunciato l’avvio dei rinnovi dopo l’accordo sui comparti.

 

La scuola, nonostante i continui proclami, sta vivendo una stagione difficile e piena di incertezze. Le assunzioni di cui si vanta il Ministro erano un atto dovuto e il concorso in atto sta suscitando molte polemiche e malumori tra gli insegnanti come è emerso da tante testimonianze pubblicate sui giornali. E intanto sono fermi i concorsi per dirigenti scolastici e Dsga. Restano aperti i gravi problemi di carichi di lavoro fuori controllo, dei tanti precari rimasti fuori, del personale Ata quasi cancellato dall’agenda governativa. Tutti temi sollevati stamattina in piazza dai sindacati.

 

“La legge sulla pessima scuola, i concorsi effettuati senza criterio, le stabilizzazioni sbandierate come una grande conquista” – ha detto dal palco Domenico Pantaleo, chiudendo la manifestazione a piazza Montecitorio, indetta da FLC CGIL, CISL scuola, UIL scuola e SNALS – “rispondono, in realtà, ad una precisa strategia, contro la quale i sindacati combatteranno uniti. È la strategia che vuole dividere la scuola, in docenti di serie A, di serie B e di serie C, e che nega diritti e riconoscimenti al personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Strategia che costruisce un lessico in cui dominano parole come competizione, merito, prestazione. Tutto ciò è contrario allo spirito costituzionale della scuola pubblica, la cui missione è quella di educare, formare, istruire e fornire le chiavi della conoscenza a tutti, senza lasciare nessuno indietro. Perché ogni bambina e ogni bambino, ogni ragazza e ogni ragazzo, sono valori assoluti, rappresentano il futuro, e non sono un problema, come spesso vengono giudicati dalla ministra Giannini. Così come sono valori assoluti coloro che ogni giorno lavorano nella e per la scuola pubblica, tenacemente e coraggiosamente, nonostante livelli salariali agli ultimi posti nelle classifiche europee. Avevamo proposto un’altra strada: quella della stabilizzazione di tutti i precari, nel giro di pochi anni, evitando di lasciare fuori dalla scuola decine di migliaia di lavoratori, e costruendo forzose gerarchie nella scuola. Per queste ragioni la nostra mobilitazione continuerà, con lo sciopero generale del 23 maggio e anche dopo. La ministra Giannini scrive che trova singolare proclamare uno sciopero contro un governo che assume, annunciandolo il giorno in cui parte il concorso. Delle due l’una, o la ministra finge di non capire come stanno le cose, oppure non ha davvero capito: la manifestazione di oggi e lo sciopero del 23 maggio sono una risposta alla sua pervicace e autoritaria volontà di non dare ascolto a nessuno, né a chi nella scuola lavora ogni giorno, né alle rappresentanze sindacali. Più volte abbiamo espresso, alla ministra e al governo, la necessità di aprire un tavolo per il dialogo sulla legge 107/15, di aprire le trattative per il rinnovo del contratto. Tutte le volte, il dialogo è stato negato, usando il metodo dell’autoritarismo, piuttosto che la ragionevolezza dello scambio di vedute”.