brenneroL’allarme del vicepresidente di Confcommercio: “L’Austria sta andando avanti con i lavori per ripristinare i controlli doganali al confine con l’Italia, chiediamo con forza un intervento al Presidente del Consiglio e al Governo Italiano”.  “Mentre il mondo politico chiacchiera, l’Austria sta andando avanti con i lavori per ripristinare i controlli doganali al confine con l’Italia, si avvicina così il termine entro cui, se non saranno adottate specifiche facilitazioni per i transiti dei veicoli dei vettori europei provenienti da Paesi dell’Unione, si genereranno pesanti danni economici per l’economia nazionale e di tutto il continente. Solo attraverso i valichi stradali con l’Austria ci sono ‘in gioco’ ogni anno 140 miliardi di interscambio commerciale dell’Italia con gli altri Paesi. Inoltre le imprese di autotrasporto subirebbero un danno economico di oltre 170 milioni di euro. ” E’ il commento di Paolo Uggè, vice presidente di Confcommercio su vicenda Brennero.

 

“A questo problema – continua Uggè – si aggiungono per l’Italia le conseguenze negative di un processo di riorganizzazione dei punti doganali della Svizzera, che prevedendone l’apertura di soli 4 al sabato, imporranno alle imprese di autotrasporto di anticipare i rientri, con conseguenti code e dilatazione dei tempi di percorrenza. Uno scenario da vera impermeabilità della barriera alpina che chiediamo con forza al Presidente del Consiglio e al Governo Italiano di fare di tutto per scongiurare”.

 

I trasporti e la logistica sembrano essere finalmente tornati al centro delle politiche infrastrutturali e più in generale economiche del Paese, a giudicare dalle nuove linee guida indicate, nell’allegato Infrastrutture del Documento di economia e finanza, dal Governo che sembra aver compreso anche la necessità di seguire un unico disegno coerente. I trasporti e la logistica sembrano essere finalmente tornati al centro delle politiche infrastrutturali e più in generale economiche del Paese, a giudicare dalle nuove linee guida indicate, nell’allegato Infrastrutture del Documento di economia e finanza, dal Governo che sembra aver compreso anche la necessità di seguire un unico disegno coerente, come da sempre ribadito da Conftrasporto che ha indicato anche i “passaggi obbligati”: l’accessibilità territoriale, la dimensione urbana della mobilità, le possibili sinergie tra turismo e trasporti e la promozione dell’intermodalità.

 

Strategie indicate chiaramente nel Rapporto sulle economie territoriali dell’Ufficio studi di Confcommercio presentato lo scorso mese nel Forum a Cernobbio; concetti ribaditi all’Università di Novara che l’8 e il 9 aprile ha ospitato gli stati generali della logistica del Nord Ovest, in un convegno intitolato: “Tra porti e valichi, lo sviluppo passa da qui”. Un appuntamento che ha evidenziato una volta di più l’indissolubile rapporto causa effetto che passa tra l’accessibilità e la possibilità di crescere. Alcuni esempi? La deludente performance economica dell’Italia, cresciuta nel 2015 meno del previsto e meno dei competitor, è in gran parte conseguenza diretta degli ostacoli strutturali. Basti pensare che se tutte le regioni italiane avessero potuto contare sul livello di accessibilità del Piemonte, il più alto nel Paese, il Pil nel 2015 sarebbe cresciuto di 85,1 miliardi di euro, con un incremento del 5,9 per cento.

 

E se dalla terraferma ci si sposta in mare, il quadro non cambia: l’Italia parte sempre con un handicap, “certificato” da una ricerca sul trasporto intermodale mare-ferro che ha confrontato tempi e costi della movimentazione di un container di 40 piedi da Shangai a Monaco di Baviera, attraverso diversi scali del Mediterraneo e nel Nord Europa. Ne è emersa la maggiore competitività dei porti di Rotterdam e Anversa: un handicap che costa all’Italia mancati introiti per 6,4 miliardi di euro l’anno ai quali vanno aggiunti 5,5 miliardi di minore indotto economico.