La Ragioneria Generale dello Stato ha diffuso il volume recante l’aggiornamento relativo al 2014 dell’indagine statistica sull’entità dei mutui concessi a regioni, province autonome ed enti locali per il finanziamento degli investimenti pubblici e sul livello della relativa esposizione debitoria.
La disciplina originaria riguardante le Regioni a statuto ordinario era contenuta nell’articolo 10 della legge 281/1970. Questa è stata successivamente modificata ed integrata a partire dalla metà degli anni Novanta da numerosi provvedimenti di natura legislativa (anche di rango costituzionale) e regolamentare: legge 724/1994, decreto legislativo 76/2000, legge costituzionale 3/2001, legge 448/2001, decreto 389/2003, legge 350/2003, decreto legge 168/2004, legge 191/2004, legge 311/2004, legge 183/2011. Da questo complesso di disposizioni discendono una serie di vincoli che riguardano sia le finalità che devono essere perseguite per rendere legittimo il ricorso all’indebitamento, sia il suo ammontare complessivo.
Sotto il profilo della distribuzione territoriale, la Lombardia (26,7 per cento) e la Campania (24,2 per cento) presentano l’ammontare più elevato di nuove concessioni, seguite dalla Liguria (10,0 per cento) e dall’Emilia Romagna (6,0 per cento). Rapportando i valori osservati nelle singole aree geografiche alle rispettive popolazioni, si può osservare che i valori pro-capite più alti si rilevano nella Liguria e in Campania, mentre i più bassi si registrano in Sardegna e nel Lazio.
L’indagine è riferita alla consistenza del debito degli Enti locali, che viene analizzata in due diversi aspetti tra essi correlati: il debito residuo e le rate d’ammortamento. Tali indicatori rivestono notevole importanza in quanto permettono di valutare le ripercussioni che l’indebitamento determina sui bilanci degli enti e, più in particolare, come il diverso grado di maturazione dei mutui in essere concorra alla rigidità dei bilanci stessi.
Se i mutui concessi nell’anno di riferimento costituiscono il nuovo flusso di indebitamento che incrementa l’esposizione debitoria, il pagamento della quota capitale delle rate di ammortamento determina, di converso, una riduzione di detta esposizione. Nell’anno 2014 l’ammontare globale delle rate d’ammortamento si è attestato a 4.776 milioni, di cui 2.986 per la quota capitale e 1.790 per la quota interessi.
L’intera indagine è basata sulle informazioni fornite da un campione di istituti di credito e non su dati direttamente provenienti dagli Enti territoriali. Ancorché fortemente rappresentativo, il campione include soltanto istituti di credito italiani e pertanto, considerato che i titoli spesso sono collocati direttamente sul mercato estero, i risultati dell’indagine non possono che essere parziali e, di conseguenza, non consentono di trarre conclusioni definitive sul fenomeno oggetto di osservazione, soprattutto rispetto alle Regioni, che attualmente fanno ricorso al collocamento all’estero più di quanto non facciano gli Enti locali.
Con riguardo alla sottoscrizione di titoli obbligazionari, la valutazione dei risultati non può prescindere dalle considerazioni e precisazioni che seguono. La rilevazione ha riguardato esclusivamente le nuove sottoscrizioni di titoli obbligazionari (cioè i titoli emessi e sottoscritti nel corso di ciascun anno), con esclusione quindi di quelli acquisiti sul mercato secondario. Sono stati espressamente esclusi tutti i prestiti obbligazionari non direttamente destinati a scopi di investimento, come, ad esempio, quelli emessi a fronte di estinzione di operazioni già in essere (tipicamente i prestiti emessi per estinguere precedenti mutui, anche se stipulati per scopi di investimento).